Aton ridefinisce l’innovazione sostenibile

Dall’IoT all’intelligenza artificiale, Aton guida la transizione digitale e green con soluzioni innovative per la tracciabilità e la supply chain. Ne abbiamo parlato con Giorgio De Nardi, Ceo di Aton
Nell’ambito della transizione digitale e green, che sta ridisegnando i confini dell’economia globale, si inserisce Aton, una tech company veneta, fondata nel 1988 da Giorgio De Nardi, che coniuga sapientemente innovazione tecnologica e sostenibilità nella trasformazione dei processi aziendali. Con sede nel trevigiano e un fatturato di 22,8 milioni di euro (+2,2 per cento sull’anno precedente) nel 2023, il gruppo – che include realtà come Blue Mobility e Aton AllSpark – serve oltre 750 clienti in tutto il mondo, dal fashion all’energy, posizionandosi come interlocutore chiave per la digitalizzazione sostenibile delle vendite omnichannel, dei processi di tracciabilità e della supply chain aziendale.

Certificata B Corp e Società Benefit, Aton incarna un modello d’impresa in cui profitto ed etica convergono: il 42 per cento del suo business coinvolge la grande distribuzione e il retail, settori dove la tracciabilità e l’efficienza operativa sono cruciali. Ma è sul fronte della transizione energetica che la sua piattaforma .onMeter svela tutta la sua potenzialità. Nata per integrare dispositivi IoT eterogenei in un unico sistema cloud, .onMeter abilita il monitoraggio in tempo reale di risorse critiche come il GPL, ottimizzando approvvigionamenti e prevenendo eventuali guasti.
Grazie all’intelligenza artificiale, analizza big data per generare previsioni di consumo accurate e gestire interventi manutentivi con “precisione chirurgica”. Con Giorgio De Nardi, Ceo di Aton, Veneto Economy ha approfondito i punti di forza della società e le ultime innovazioni, oltre alle strategie per il futuro.
Aton ha appena presentato le ultime evoluzioni dell’ecosistema applicativo “.onMeter”: come si inserisce in questo contesto l’intelligenza artificiale? Quali vantaggi apporta?
«L’intelligenza artificiale per noi è un potentissimo strumento che ci consente di fare un grande salto di qualità rispetto a quello che già facevamo e sappiamo fare. Mi spiego meglio: conoscendo bene sia i processi di business, sia le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie come l’IA, siamo impegnati nel miglioramento continuo delle organizzazioni dei nostri clienti. L’IA è perfetta per analizzare in grande velocità i big data che vengono raccolti dall’IoT presso milioni di consumatori, consentendo previsioni e simulazioni molto accurate sui fabbisogni di produzione, approvvigionamento, consumo e servizio».
Aton è nata nel trevigiano, un’area storicamente legata alla piccola impresa manifatturiera. Come ha influito questo tessuto imprenditoriale sulla vostra capacità di sviluppare soluzioni IoT-IA per il mercato globale?
«Siamo nati lavorando con Pmi trevigiane che ancora oggi sono nostri eccellenti clienti, ma presto abbiamo iniziato a scalare e crescere con le grandi realtà locali, per poi passare ai gruppi nazionali e infine globali.
Nel nostro Dna sono scolpiti il bisogno di crescere con l’innovazione e la vocazione al miglioramento continuo, insieme a una grande concretezza, all’attenzione nel rapporto costo/ valore della nostra offerta, alla vicinanza ai clienti, all’assunzione di responsabilità – tutta veneta – nel farsi carico delle difficoltà e degli imprevisti, per garantire ai clienti sempre il risultato atteso.
Questi valori guida ci hanno accompagnato nei nostri quasi 40 anni di evoluzione tecnologica. Il nostro business è focalizzato sull’abbattimento delle barriere spazio-temporali sulla disponibilità dei dati. Quando abbiamo iniziato a sviluppare le nostre soluzioni software nell’IoT e nello smart metering ne abbiamo colto subito le grandi potenzialità».
Come bilanciate l’efficienza operativa con la progressiva decarbonizzazione richiesta dall’UE?
«La transizione green voluta dall’UE, insieme a quella digitale, è una straordinaria opportunità di progresso e miglioramento per le nostre imprese, oltre che per l’ambiente e per l’intera società. L’efficienza operativa va ricercata in funzione degli obiettivi e per noi la sostenibilità è imprescindibile. L’umanità avrà bisogno ancora per molti anni del fossile, è fondamentale però continuare a ridurne gli sprechi e a scegliere i combustibili meno inquinanti.
In Africa, ad esempio, sono ancora largamente usate le biomasse (carbone, legno, sterco) che inquinano molto più del GPL. Per questo stiamo partecipando ad ambiziosi progetti finalizzati a portare le bombole GPL laddove metano o rigenerabili non possono arrivare. Si parla di centinaia di milioni di consumatori che si riscaldano e cucinano in condizioni di grande precarietà e ad alto impatto inquinante».
Aton ha scalato il mercato globale. Quali competenze vi hanno permesso di creare un “unicum” software apprezzato da colossi del settore?
«È stato un mix di fattori positivi qualificanti, ma l’elemento chiave strategico è stato offrire .onMeter, una piattaforma software cloud unica e centralizzata, compatibile con tutti i dispositivi utilizzati sul mercato di qualsiasi produttore: da indicatori di livello a contatori intelligenti (smart meter), da sonde a RFID attivi, da tablet e smartphone a OBC (computer sugli automezzi). In questo mercato ogni produttore di dispositivi obbligava i clienti a utilizzare il proprio software, vincolando le aziende ad impiegare molteplici sistemi per la gestione di diversi dispositivi: Aton ha liberato le imprese da questa dipendenza e il vantaggio che abbiamo portato è enorme».
Il 15 per cento dei comuni italiani non è allacciato al metano. Con .onMeter, in che modo intendete inserirvi in questi contesti?
«Siamo molto felici e orgogliosi di dare il nostro contributo, offrendo un servizio economico, ambientale e sociale nella transizione green per l’abbattimento degli inquinanti: sostituire carbone, biomasse, pellet con un uso smart del GPL garantisce ottimi risultati. Il combustibile viene acquistato e utilizzato quando e dove serve, senza sprechi, grazie a un controllo costante dei consumi e degli approvvigionamenti, governato dall’intelligenza artificiale».
Quali sono i prossimi obiettivi della società? Esiste l’idea di quotarsi in borsa?
«Puntiamo allo sviluppo del nostro business, tramite acquisizioni strategiche, ma anche attraverso la crescita organica: il mondo è grande, nel nostro mercato ci sono enormi spazi da coprire e incessanti nuovi bisogni da soddisfare. Noi vogliamo esserne il numero uno. Per prepararci a sostenere i nostri piani abbiamo iniziato a sviluppare esperienze concrete nel mercato dei capitali emettendo delle obbligazioni (basket bond) e partecipando ai percorsi Elite e IPO Ready di Borsa Italiana. Prevediamo l’utilizzo di risorse interne nel breve-medio termine e la quotazione in Borsa quando arriveremo a una taglia attorno ai 50 milioni euro di fatturato, per spingere ulteriormente la crescita oltre i 100 milioni di euro».