• 07/02/2025

Binomio cultura-impresa

 Binomio cultura-impresa

Alice Pretto

Alice Pretto, vicepresidente dei Giovani Imprenditori Confindustria con delega alla Cultura d’impresa e politiche industriali, ci racconta il valore del passaggio generazionale, l’importanza della sostenibilità e il ruolo centrale dei giovani per la competitività delle imprese italiane a livello globale

Alice Pretto, ex presidente del Gruppo Giovani Imprenditori Confindustria Veneto Est e attualmente vicepresidente nazionale dei Giovani Imprenditori Confindustria con delega alla Cultura d’impresa e politiche industriali, porta con sé una visione chiara e dinamica del ruolo cruciale che la cultura imprenditoriale gioca nella crescita del Paese.

Con una profonda esperienza maturata sia nel contesto associativo che in quello aziendale, Alice Pretto affronta temi centrali come il passaggio generazionale, l’innovazione e la sostenibilità, promuovendo una narrazione delle imprese italiane che parte dai valori, dalla responsabilità sociale e dalla necessità di formare una nuova generazione di leader.

In questa intervista, Pretto esplora le principali sfide e opportunità che caratterizzano il binomio cultura-impresa in Italia, proponendo strategie per integrare tradizione e innovazione, con uno sguardo concreto al futuro delle Pmi familiari e al ruolo fondamentale che i giovani imprenditori possono giocare per rafforzare la competitività delle imprese italiane a livello internazionale.

In che modo il suo nuovo incarico come vicepresidente nazionale dei Giovani Imprenditori con delega alla Cultura di impresa e politiche industriali influenzerà la sua visione e le sue priorità nel contesto dell’industria e dell’innovazione?

«Questa delega è molto affine al mio modo di essere. Infatti, sia in azienda che in Associazione, ho sempre promosso la comunicazione di valori tipici delle aziende italiane e familiari. Ho seguito negli scorsi quattro anni, insieme alla neoeletta presidente Maria Anghileri, il progetto GenerAzioni, affidato a una commissione di Giovani Imprenditori che si sono presto resi conto che il tema del passaggio generazionale inserito in una visione di politica industriale diventa leva strategica per garantire continuità e innovazione alle imprese. Personalmente, all’inizio del 2024, con la mia famiglia ho affrontato formalmente il passaggio generazionale, e ne conosco le sfaccettature formali e psicologico-emotive che questo comporta.

Infatti, laddove politiche a sostegno della cultura d’impresa e norme possono agevolare la gestione legale del passaggio di quote, capitali e organizzazione, diviene fondamentale anche il racconto di chi lo vive. La legge non dà spazio per l’aspetto psico-emotivo che è, invece, una delle sfide più importanti che le imprese si trovano ad affrontare. Più che influenzare le mie priorità, questa delega mi dà la responsabilità di raccontare, e ricordare, che le politiche industriali partono soprattutto dalla cultura.

E che non sempre la cultura è qualcosa che si ascolta, ma soprattutto qualcosa che si crea e implementa. Binomio cultura-impresa significa, poi, anche preservare ciò che è stato creato, costruire un solido presente e dare un futuro: ecco perché attraverso il progetto GenerAzioni continueremo a raccontare storie di convivenza e passaggio generazionale. Passaggio generazionale e politiche industriali sono temi profondamente legati poiché entrambi influenzano continuità, crescita e competitività, soprattutto nel nostro contesto economico e sociale, dove oltre il 95 per cento delle imprese italiane sono Pmi a carattere familiare».

Quali sono le principali sfide che vede per il binomio cultura-impresa in Italia, e come pensa che i Giovani Imprenditori possano contribuire a superarle?

«La cultura d’impresa è un tema ampio. Questa ha a che fare sia con la condivisione di valori che con azioni concrete e misurabili. Partendo dalla condivisione di valori, oggi più che mai è fondamentale far conoscere le nostre imprese, il lavoro e l’ambiente in cui viene svolto. Raccontandole, però, attraverso gli occhi di chi ci vive dentro, degli imprenditori e dei collaboratori. Perché raccontarsi è un atto di rispetto e un dovere per la società e la comunità in cui l’azienda nasce, cresce ed evolve.

Le aziende sono comunità nelle comunità. Sono, infatti, popolate di persone e crescono nel territorio in cui sono inserite. Sono realtà che vanno raccontate affinché i giovani possano sceglierle per la costruzione del proprio futuro professionale. Passando alle azioni concrete, le imprese generano un valore – in termini di creazione di benessere e opportunità – che nel nostro Paese è, paradossalmente, poco conosciuto.

Esiste un “Made in Italy” meno raccontato e meno glamour, che è invece la spina dorsale del nostro Paese. Un Made in Italy che, spesso ignorato dagli italiani, ma che il resto del mondo conosce e ama, e che ci pone ai primi posti di tutte le classifiche mondiali per Pil ed export, molto spesso grazie a un management giovane. Per rafforzarlo davanti alle sfide epocali che stiamo affrontando – dalla doppia transizione verde e digitale, alle nuove frontiere tecnologiche e alle sfide geopolitiche – costruiremo, nel prossimo quadriennio di mandato, la nostra visione di politica industriale.

L’innovazione ne sarà il cardine. La facciamo ogni giorno nelle nostre imprese. Il mondo corre veloce e questo ha portato i vertici delle aziende anche a ripensare e cambiare più frequentemente modello organizzativo a seconda delle necessità e della mutazione o crescita della realtà sociali. Mutamenti che hanno avuto impatti concreti anche in termini di flessibilità in azienda, gestione del welfare e modelli di governance inclusivi e partecipativi. Come giovani abbiamo il dovere dell’ottimismo e lo useremo per dare il nostro contributo alle politiche pubbliche e per suggerire idee e pratiche innovative per la nostra generazione».

VENETO ECONOMY - Binomio cultura-impresa
Maria Anghileri (al centro) con i suoi vicepresidenti nazionali, tra cui Alice Pretto (in blu)

La delega alla Cultura di impresa comporta l’importanza di trasmettere valori imprenditoriali alle nuove generazioni. Come intende integrare la cultura imprenditoriale con la promozione dell’innovazione e delle pratiche industriali sostenibili?

«Integrare la cultura imprenditoriale con la promozione dell’innovazione e delle pratiche industriali sostenibili significa trasmettere alle nuove generazioni una visione d’impresa che coniughi valori tradizionali come l’etica, la responsabilità e la capacità di visione strategica con competenze contemporanee orientate alla trasformazione digitale, alla sostenibilità ambientale e alla competitività globale. Possiamo ormai affermare che le aziende italiane attente a queste tematiche sono modelli virtuosi da cui prendere esempio.

Già prima delle certificazioni B-corp, alcune eccellenze lungimiranti avevano intrapreso percorsi virtuosi e pragmatici in tal senso. E però poco narrati o che non suscitavano interesse. Oggi queste tematiche sono realmente richieste dai giovani che si affacciano al mondo del lavoro, anche se loro stessi spesso non conoscono e non comprendono quanto accade all’interno delle realtà produttive del Paese.

Il primo passo è quello di costruire percorsi educativi che includano queste tematiche e ancor più proporre programmi formativi pratici e teorici da sviluppare in collaborazione con scuole, università e imprese. E in questo Confindustria, anche a livello locale con i Gruppi Giovani Imprenditori, è fortemente coinvolta.

Il secondo passo è raccontare la concretezza delle azioni intraprese dalle aziende, come avviene per esempio durante la Settimana della Sostenibilità organizzata da Confindustria Veneto Est, un evento in cui comunità, istituzioni locali e scuole sono coinvolte per parlare e ascoltare i tanti esempi e le pratiche concrete di contaminazione. In questo modo riusciremo a favorire una nuova generazione non solo di giovani, ma anche di imprenditori giovani, capaci di guardare al futuro con consapevolezza, creatività e spirito di collaborazione».

Come il coinvolgimento dei giovani imprenditori può rafforzare la competitività delle imprese italiane a livello internazionale?

«La nostra ossessione, come movimento giovane, è quello di portare l’Italia ad agganciare la frontiera innovativa e tecnologica. Perché questa che viviamo è l’era delle grandi rivoluzioni di processo, oltre che di prodotto. Le grandi domande che il nostro Paese deve porsi sono: come agevolare questo cambiamento? Con quali stimoli? Secondo quali priorità? Noi vogliamo dare il nostro contributo per rispondere a queste domande, partendo, come strada maestra, dalla centralità dell’industria.

Innovazione tecnologica, decarbonizzazione e difesa sono tre obiettivi strategici nei quali l’industria è attore centrale e necessario e dove noi concentreremo la nostra azione e le nostre proposte. Perché vogliamo che la competitività dell’Italia riparta dalle imprese giovani e da tutte quelle imprese che stanno vivendo una fase di ricambio generazionale. È questo il nostro impegno. Essere imprenditori significa vedere le opportunità nel cambiamento e assumersi il rischio di coglierle».

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Martina Rossi

Coordinatrice editoriale

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