Essay Group: una storia di impresa familiare

Essay Group racconta come affrontare il passaggio generazionale nelle imprese familiari, trasformando la continuità in innovazione e leadership condivisa
Essay Group, azienda di Mestrino (Padova) che si occupa di produzione con saldatura ad alta frequenza, è un esempio virtuoso di come le sfide del passaggio generazionale possano essere superate con successo. La storia del gruppo e il tema del ricambio tra generazioni sono i temi centrali del libro Senza fine. Il viaggio di un’impresa familiare (Post Editori), scritto da Andrea Bettini, in uscita in questo mese di aprile 2025.
Fondata nel 2011 dalla lunga esperienza di Giuseppe Pretto, artigiano e inventore alla continua ricerca di innovazioni tecnologiche e materiali superiori sempre più performanti, l’azienda ha visto il crescente coinvolgimento dei figli, con un processo di passaggio che si è svolto in maniera fluida e senza forzature. Oggi, i fratelli Alice e Luca sono i proprietari della holding che controlla l’azienda, mentre i genitori continuano a ricoprire ruoli all’interno del Consiglio di amministrazione, garantendo la continuità generazionale.
Il libro vuole essere un’opportunità per ispirare altre famiglie imprenditoriali, condividendo un’esperienza che è quella di moltissime aziende italiane. Ne parliamo proprio con Alice Pretto, che oltre a essere presidente di Essay Group è anche vicepresidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, con delega alla Cultura di impresa e Politiche industriali.
Ci racconta brevemente la storia dell’azienda e il momento di passaggio generazionale?
«Essay Group nasce nel 2011: da subito io e mio fratello abbiamo ricevuto delle quote e siamo entrati nel progetto di famiglia. Con il tempo, io e Luca abbiamo iniziato a mettere in gioco anche i nostri talenti personali, lavorando fianco a fianco, fino ad arrivare al passaggio generazionale vero e proprio. In seguito, i nostri genitori sono rimasti nel CdA come consiglieri. Mio padre, in particolare, svolge una funzione di consulenza e mia madre si occupa di un’area aziendale».
Che valore ha il vostro libro nel contesto attuale?
«Abbiamo scelto di scrivere un libro per raccontare la nostra esperienza perché il passaggio generazionale è una tematica fondamentale per molte aziende familiari. Volevamo condividere le difficoltà e le sfide che abbiamo vissuto, ma anche come siamo riusciti a superarle, rafforzando la nostra unità familiare e innovando l’azienda. Volevamo che la nostra esperienza, non solo di passaggio generazionale, ma anche di famiglia che cresce e si rinnova, potesse ispirare altre realtà simili alla nostra.
È stato un modo per imprimere nella storia ciò che abbiamo vissuto, perché riteniamo che conoscere la storia, le singole storie, permetta di imparare e andare avanti. Siamo una realtà piccola, ma forse proprio per questo possiamo essere da esempio per tante piccole aziende che affrontano le stesse difficoltà e le stesse opportunità».
Quali sono stati i momenti più difficili durante il passaggio generazionale e come li avete superati?
«La prima difficoltà è stata sicuramente quella dei miei genitori. Avevano costruito un’azienda che per loro era quasi come un figlio. Non è stato semplice accettare l’idea di cederla, di lasciare andare qualcosa che, ai loro occhi, oltretutto, non era ancora maturo. Vederla passare nelle mani dei figli, e quindi guardarla da un’altra prospettiva, è stato per loro un passaggio impegnativo.
Anche per noi non è stato facile: confrontarsi in un contesto familiare può diventare complicato, perché i confini tra famiglia e lavoro spesso si confondono. La leadership andava dosata con equilibrio: da una parte c’era il nostro bisogno di crescere e rinnovare l’impresa, dall’altra il rispetto profondo per il percorso costruito da chi ci aveva preceduti.
Una cosa bellissima è stata avere genitori lungimiranti. Si sono messi al nostro fianco, lasciandoci la libertà di imprimere all’azienda una direzione nuova. L’hanno fatto perché hanno riconosciuto in noi la fame, la determinazione, la voglia autentica di costruire qualcosa di più. Oggi i cambiamenti sono rapidissimi e servono occhi pronti, idee fresche, capacità di adattarsi. E loro ci hanno dato lo spazio per farlo».
Qual è il consiglio che dareste a chi sta affrontando o si prepara ad affrontare un passaggio generazionale nella propria azienda?
«Il consiglio principale che posso dare a chi si trova di fronte a un passaggio generazionale è quello di cercare il dialogo. Un dialogo sincero, aperto e autentico tra le generazioni. Occorre chiedersi: “Perché voglio essere qui? Perché voglio continuare a lavorare in questa azienda?”. È importante affrontare il passaggio quando le cose vanno bene e si sta bene insieme. Bisogna essere pronti a trovare un equilibrio tra il desiderio di cambiare e la necessità di rispettare la storia e i valori aziendali. Il passaggio deve essere pensato con sensibilità e consapevolezza e non può essere una decisione automatica.
E, soprattutto, deve essere un processo ragionato e sentito da entrambe le parti. Bisogna avere sensibilità nei confronti di chi si trova a dover reinventare se stesso all’interno di un nuovo ruolo e saper gestire le difficoltà familiari che, inevitabilmente, si presentano in questo percorso».
Cosa ha portato la nuova generazione in azienda?
«La nuova generazione ha portato un approccio innovativo alla digitalizzazione dei processi aziendali. Non si tratta solo di implementare tecnologie, ma di ottimizzare i processi, raccogliere dati in modo più efficiente e utilizzare analisi statistiche per prendere decisioni più informate. Abbiamo lavorato molto anche sull’organizzazione aziendale, mantenendo comunque i valori che ci sono stati trasmessi dalla nostra famiglia. È un equilibrio tra il nuovo e la tradizione».
Come vede l’imprenditoria giovanile in Italia e quali sono i principali ostacoli che i giovani devono affrontare?
«Come Giovani Imprenditori crediamo siano tre i pilastri fondamentali sui quali concentrarsi: imprese, persone ed Europa. È necessario riportare i giovani al centro del dibattito economico e sociale, creando un ecosistema attrattivo per i nuovi talenti che scelgono di studiare, lavorare e fare impresa nel nostro paese.
È fondamentale promuovere processi innovativi e favorire il dialogo tra start up e aziende mature, per rafforzare l’ecosistema dell’innovazione in Italia. Inoltre, bisogna puntare sulla formazione continua e sullo sviluppo di competenze adeguate alle sfide del mercato globale.
I principali ostacoli da rimuovere? Sicuramente la complessità delle normative e la lentezza dei processi burocratici rappresentano un freno significativo, come è vero anche che reperire capitali per avviare o espandere un’attività è spesso difficile per i giovani imprenditori, soprattutto a causa della mancanza di un mercato unico dei capitali in Europa.
Infine, un tema che ci sta molto a cuore è il passaggio generazionale: garantire una transizione efficace nelle aziende familiari è cruciale, considerando che solo il 30% delle aziende sopravvive al proprio fondatore e solo il 13% arriva alla terza generazione».