• 21/04/2025

Export e internazionalizzazione Veneto Est

 Export e internazionalizzazione Veneto Est

Foto di Jo Wiggijo

Export e internazionalizzazione, tra protezionismo e nuove geografie: gli scenari di crescita per le imprese del Veneto Est

Nel 2023, le esportazioni del Veneto hanno registrato un leggero calo (-0,7%). Questa tendenza negativa è proseguita nel 2024, con un ulteriore calo complessivo del 1,8% e diminuzioni generalizzate a livello provinciale: -0,4% il dato di Padova, -2% Rovigo, arretrano anche Treviso (-1,7%) e Venezia (-9%).

La contrazione delle esportazioni risente dal calo dei flussi verso la Germania (-5,5% nel 2024), principale partner commerciale della regione. La frenata della manifattura tedesca, dovuta a fattori come l’aumento dei prezzi del gas, la debolezza della domanda globale e le difficoltà del settore automobilistico, si ripercuote sull’intera economia europea, con impatti significativi anche per l’Italia e per alcuni dei suoi settori di specializzazione.

Il processo di “decoupling” tra nazioni o blocchi economici, come quello in atto tra Cina e Stati Uniti, sta influenzando le decisioni di produzione delle aziende. L’impatto varia a seconda dell’importanza strategica di un settore e della sua “reshorability” (capacità di riportare la produzione nel paese d’origine). I settori ad alta importanza strategica sono più inclini alla rilocalizzazione fuori dalla Cina, con opzioni di “reshoring” negli Stati Uniti se possibile, o “friend-shoring” in paesi alleati.

Il decoupling sta avendo diverse conseguenze, tra cui l’aumento del protezionismo, la riorganizzazione delle catene del valore globali e la spinta verso l’autosufficienza: governi e aziende rafforzano la produzione interna, soprattutto nei settori strategici come semiconduttori e tecnologie digitali.

Le imprese percepiscono come prima minaccia rispetto alle loro strategie di internazionalizzazione le tensioni politiche a livello internazionale (64,8% delle indicazioni), i rischi legati ai trasporti sia in termini di costi che di incertezza (31,5%) mentre al terzo posto si collocano i timori rispetto al protezionismo (19,8%).

Se si guarda al futuro il protezionismo è considerata la seconda minaccia (43,2% degli intervistati) e cresce anche la percentuale di imprese che indica i rischi reputazionali legati all’ambito ESG come minaccia arrivando al 12,8%.

Le imprese intervistate manifestano un diffuso disaccordo sull’ipotesi che il friendshoring sia un fenomeno marginale, con la maggioranza degli intervistati che ne prevede un impatto significativo, sebbene non ancora pienamente percepibile nelle attuali reti di fornitura. Sussiste inoltre un consenso sul fatto che il friendshoring riguarderà principalmente le forniture strategiche e potrebbe offrire opportunità alle imprese italiane negli Stati Uniti.

Le aspettative e le strategie delle imprese

  • Per più della metà delle imprese (53,9%) le esportazioni nel 2025 saranno sostanzialmente in linea (+/- 3%) rispetto al dato 2024. Più di un quarto (26,2%) si aspetta una crescita compresa tra il 3 e il 10%. Una percentuale che sale al 30,2% tra le imprese della meccanica e al 30,5% tra quelle con più di 50 addetti.
  • Quasi la metà delle imprese (46,7%) punta ad incrementare la presenza in mercati già serviti. Una strategia che sembra convincere maggiormente le imprese che hanno una media intensità esportativa (59,4%) e quelle di dimensioni maggiori (53,6%). Solamente il 16,7% sceglie di sviluppare la propria presenza in nuovi mercati.
  • I risultati dell’indagine evidenziano ampi spazi per processi di upgrading rispetto alle modalità di presidio dei mercati esteri: l’esportazione diretta verso clienti finali, grossisti o distributori locali rappresenta, infatti, di gran lunga la modalità prevalente di interazione con i mercati esteri per le PMI manifatturiere (71,4%). Le forme di presenza diretta sui mercati esteri, quali filiali commerciali, uffici di rappresentanza e produzione all’estero, registrano percentuali decisamente inferiori.
  • Tra le imprese che dichiarano di voler esplorare nuovi mercati quelli considerati più interessanti sono gli Stati Uniti (indicati dal 21,7% delle imprese che intende adottate tale strategia), seguita dalla Cina (8,9%).

La crisi della Germania

  • Il 61,7% delle imprese intervistate ha dichiarato di esportare in Germania, con punte del 71,5% tra le imprese della meccanica.
  • I primi 9 mesi del 2024 non sono stati positivi per le esportazioni in Germania. Prevale la stabilità (che segna variazioni comprese tra +/- 3%), indicata dal 42,7% delle imprese che intrattiene relazioni commerciali con la Germania. Il 39,9% dichiara, invece, una diminuzione delle esportazioni. Per il 19,5% la variazione negativa è compresa tra il 3 e il 10%, per il 20,4% supera il 10%.
  • L’interpretazione che le imprese danno della situazione di difficoltà dell’economia tedesca non è univoca. Se è vero che il 57,3% ritiene che la Germania stia vivendo problemi di carattere strutturale quasi il 40% (37,1%) ritiene che il paese stia vivendo un problema di natura congiunturale che si risolverà nei prossimi mesi.

La revisione delle reti di fornitura: regionalizzazione in atto

  • Nel 2024 la quota di imprese che ha cambiato almeno un fornitore strategico nel biennio precedente si attesta al 31,3%.
  • Il 52,6% delle imprese ha rilocalizzato in Italia i fornitori strategici, il 5,1% li ha riavvicinati ma fuori dai confini nazionali, mentre il 13,6% li ha scelti più lontani ma comunque in Europa e il 25,2% più lontani e fuori dall’Europa.
  • L’analisi dell’Osservatorio sulla revisione delle catene di fornitura, avviata nel 2022, mostra l’evoluzione nelle strategie di approvvigionamento delle imprese. In sintesi, si osserva una tendenza alla revisione delle reti di fornitura, con una marcata preferenza per fornitori localizzati in Italia e, in misura crescente, in Europa.

Le transizioni gemelle: l’impatto dell’IA e i nuovi servizi per le imprese

  • Quasi metà delle imprese (48,6%) sostiene che in futuro cercherà di aumentare e/o migliorare la propria presenza online in modo da incrementare la propria proiezione internazionale. Il 32,5% delle imprese dichiara che effettuerà investimenti nel marketing digitale, mentre il 30,5% adotterà software necessari alla mappatura e gestione dei rischi.
  • Il 53,8% delle imprese sostiene che la sostenibilità è un fattore importante per il successo dell’espansione internazionale della propria impresa e negli ultimi anni, l’interesse di clienti e fornitori internazionali verso le politiche di sostenibilità ambientale messe in atto dalle singole imprese è aumentato, come dichiarato dal 49,1% delle imprese intervistate.
  • Le imprese non sono gli unici attori nel processo di transizione verso una maggiore sostenibilità ambientale. Dalla rilevazione emerge che investitori, partner finanziari e attori del sistema creditizio hanno avanzato richieste in merito a politiche e performance di sostenibilità al 49,4% delle imprese intervistate, mentre il 46,4% dichiara di non aver ricevuto sollecitazioni di questo tipo.
  • Un recente report del WTO sottolinea come l’intelligenza artificiale impatterà sul commercio internazionale portando, tra le altre cose, a una riduzione dei costi, a un aumento della produttività e a una generale ristrutturazione del commercio globale. Come accompagnate le imprese nel processo di esplorazione di strumenti e tecniche come quelle legate all’IA? È una delle questioni che emergono nell’analisi dei servizi per le imprese.

Quadro generale

Nel 2025 l’economia globale è attesa continuare ad avanzare a tassi modesti, leggermente inferiori alla media dell’ultimo decennio. A livello regionale, la crescita del Pil dell’Eurozona dovrebbe attestarsi attorno all’1% (dopo un biennio di sostanziale stagnazione), con l’economia tedesca in timida ripresa, mentre quella spagnola dovrebbe confermarsi la più vivace tra quelle principali dell’area.

In questo scenario, è attesa proseguire la dinamica decrescente dell’inflazione verso il 3,7% a livello mondiale. In particolare, nelle economie avanzate la variazione dell’indice dei prezzi al consumo dovrebbe consentire alle relative Banche Centrali di continuare a ridurre i tassi di interesse.

Le condizioni finanziarie più accomodanti sono attese tradursi in un migliore accesso al credito, con impatti positivi sulla disponibilità di credito bancario e di altre forme di finanziamento (quali, ad esempio, il factoring) e di conseguenza sulle decisioni di investimento delle imprese.

Il contesto più favorevole compenserà gli effetti di politiche di bilancio meno espansive, col venir meno degli ingenti incentivi fiscali che hanno sostenuto il fabbisogno di liquidità durante la duplice crisi pandemica ed energetica; al contempo, esso agevolerà gli investimenti privati nelle transizioni green e digitale, sostenuti in parte dai piani infrastrutturali dei governi.

In questo quadro, il commercio mondiale di beni in volume proseguirà il graduale recupero, rafforzando i segnali di ripresa emersi lo scorso anno, con il tasso di crescita atteso attorno al +3,0% nel 2025.

Tuttavia, il quadro previsivo macroeconomico globale continua a essere condizionato da rischi al ribasso, come riflesso del clima di elevata incertezza sia sulla scala che sulle tempistiche delle scelte di politica fiscale, commerciale e migratoria degli Stati Uniti. Non da meno, le tensioni geopolitiche rimangono significative e gravano sugli equilibri mondiali.

Questi elementi sono fattori da monitorare a fronte della rilevanza dell’export per la crescita dell’economia italiana. In uno scenario base, si prevede una crescita delle nostre esportazioni del 3% quest’anno e del 2,4% nel 2026. Questa tendenza rappresenta un positivo cambio di passo rispetto all’andamento piatto dello scorso biennio (0% nel 2023; -0,4% nel 2024).

In particolare, lo scorso anno le esportazioni italiane hanno scontato una contrazione della componente in volume (-2,4%) insufficiente a compensare la crescita dei valori medi unitari (+2,1%).

In termini di geografie, è rimasta debole la domanda dai mercati Ue, che hanno segnato un calo dell’1,9% con una performance particolarmente negativa dei principali partner italiani, Germania (-5%) e Francia (-2,1%); positivo seppur modesto l’apporto delle destinazioni al di fuori del mercato unico (+1,2%), sintesi di performance particolarmente positive di mercati come Arabia Saudita (+27,9%), Turchia (+23,9%) e Emirati Arabi Uniti (+19,4%) e di domande meno dinamiche da parte di Cina (-20%) e Stati Uniti (-3,6%).

Tra i settori sono i beni strumentali e intermedi ad avere registrato flessioni (rispettivamente -4,3% e -1,1%), sulla scia della performance negativa rispettivamente dei mezzi di trasporto (-12,2%) e dei metalli (-3,3%), e a fronte di una buona dinamica dei beni di consumo (+5,6%), sia durevoli che non durevoli.

Il Veneto conferma la sua forte vocazione all’estero: con un’incidenza dell’interscambio di beni sul Pil pari a circa il 73% è la regione italiana più aperta agli scambi internazionali (57% il dato a livello nazionale) e ospita circa il 13% di tutti gli operatori all’export attivi in Italia.

La regione continua a mantenersi al terzo posto a livello italiano in termini di export di beni, seguendo Lombardia ed Emilia-Romagna, e avendo originato il 13% di tutte le merci esportate dall’Italia per un valore di 80,2 miliardi di euro nel 2024. Il quadro internazionale complesso dello scorso biennio ha pesato anche sulle vendite all’estero della regione, che hanno segnato una contrazione in entrambi gli anni (-0,7% nel 2023 e -1,8% nel 2024).

In termini settoriali la performance delle vendite venete all’estero degli ultimi due anni è diversa: mentre nel 2023 l’andamento negativo è stato da ascriversi in larga parte alla contrazione dei beni intermedi, lo scorso anno anche settori dei beni di investimento – quali meccanica strumentale e apparecchi elettrici – hanno mostrato flessioni (Fig. Y).

Dopo aver chiuso il 2023 con una crescita brillante, la meccanica strumentale – primo settore di export della regione – ha segnato una flessione lo scorso anno, scontando l’ottima performance precedente ma anche l’incertezza percepita a livello globale che ha portato molte imprese a rivedere i propri piani di investimento.

Spiccano in questo quadro altra manifattura e alimentari e bevande, in crescita in entrambi gli anni. A spingere le vendite di altra manifattura nel 2023 è stata la crescita di strumenti e forniture mediche e dentistiche (+7,4%), mentre lo scorso anno quella di gioielleria e metalli preziosi (+12,1%).

I comparti degli alimentari e bevande hanno registrato invece crescite diffuse, con andamenti particolarmente positivi nel 2024 – ad esempio – per prodotti da forno e farinacei (+9,3%) e prodotti a base di carne (+3,3%) e latte e latticini (+13,9%). In accelerazione lo scorso anno (+7%), dopo una performance debole del 2023 (+0,4%), le bevande – primo comparto di export del settore, composto principalmente da vino (+7,3%).

Da Confindustria Veneto Est

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