HiRef ripensa l’energia

La sfida più innovativa? Trovare soluzioni in settori maggiormente energivori, anche grazie a progetti sperimentali di recupero se in collaborazione con apparati pubblici. Vediamolo insieme ad Alberto Salmistraro, Ceo di HiRef
La differenza si fa sempre quando l’asticella sale. Se proprio i settori hi-tech sono quelli che generano una richiesta di energia maggiore è da questo che occorre iniziare a innovare e ridurre l’impatto sull’ambiente.
Se da un lato, infatti, il processo di sviluppo nei prossimi anni segna un percorso ormai inarrestabile, con grandi impianti in aumento (e con essi, un consumo di energia, dunque, sempre più alto), dall’altro ci sono realtà capaci di guardare oltre l’ostacolo, come il mondo della refrigerazione e riscaldamento industriale che si evolve cercando soluzioni più green di un tempo.
C’è infatti chi ha osservato e costruito in Italia il suo successo, provando a riqualificare alcuni aspetti ormai parte dei tradizionali processi, nel nome di una sensibilità che oggi sembra l’unica strada percorribile.
«Uno dei pillar della nostra strategia è relativo alla sostenibilità – ci spiega Alberto Salmistraro, Ceo di HiRef, società totalmente italiana di medie dimensioni che lavora nel settore del condizionamento industriale –.

Ma vent’anni fa non era così e noi abbiamo fin da subito cercato di differenziarci in questo, spingendoci verso alcune soluzioni. Lavoriamo principalmente per due settori di mercato: il primo è quello dell’IT cooling, quindi il raffreddamento di data center e ambienti tecnologici e il secondo, invece, è quello del processo industriale».
Il tema sembra circoscritto, ma solo apparentemente a guardar bene. «Oggi per il raffreddamento e il riscaldamento di impianti si può fare la differenza, sia in ambito di efficienza che di sostenibilità. Con ricerca e sviluppo (uno dei dipartimenti che conta più risorse nella azienda, n.d.r.) possiamo applicare sul mercato le ultimissime tecnologie messe a disposizione dal nostro settore, cercando di ridurre il più possibilmente il time to market, cercando di dare soluzioni il più velocemente possibile.
È un co-design, in entrambe le direzioni – continua il Ceo –, che ascolta le esigenze dei nostri clienti, le loro necessità e studiando quelle che sono le soluzioni possibili, ma anche con i nostri fornitori. Molte volte questi ci chiedono di sperimentare e mettere sul mercato quelle che sono le loro ultime tecnologie. Questo ci permette di essere rapidi proponendo tecnologie che chiedono meno consumi».
Combinazione perfetta tra domanda e offerta in uno dei settori merceologici più a rischio, ma si può fare di più? I margini di miglioramento sia in termini di efficienza che di sostenibilità ci sono, eccome. E HiRef sembra concentrarsi proprio sul concetto di recupero.
«Un data center che è un enorme edificio che consuma risorse per far funzionare i server, quindi la gestione di qualsiasi dato possibile, così come un’industria, richiede enormi quantità di energia ad alta temperatura, piuttosto che di freddo, per il proprio processo e crea inevitabilmente uno scarto, sia nel primo che nel secondo caso.
Noi stiamo cercando di cambiare la visione di chi progetta o analizza questi sistemi, cercando di rendere disponibile alla comunità che li circonda lo scarto che un data center o un’industria può avere. Parliamo ovviamente di reti di teleriscaldamento, di raffrescamento, piuttosto che di quel che si chiama Energy Loop District – continua Alberto Salmistraro –.
Ecco che quindi l’azienda, l’industria, non diventano più solo assorbitori di energia ed emettitori di scarto termico frigorifero, ma in un’ottica di recupero, mettono a fattore comune le eccedenze». Non sarebbe un primo caso, ovviamente: alcuni grandi player dell’e-commerce mondiale in Svezia già sfruttano il calore dei loro server attraverso sistemi per il trattamento dell’aria, capaci di reimpiegare quanto recuperato per riscaldare l’acqua di uso comune, ad esempio.
Una svolta se si pensa all’impatto dei sempre più numerosi centri che la logistica del secondo millennio impone in Italia, specie nell’ampia provincia che gode ancora di ettari di spazio vergine e fragile, dove la sfida dell’efficienza dovrebbe puntare su macchine addette al raffreddamento concepite per impattare meno e garantire un recupero energetico per le comunità limitrofe.
«Realizzazioni di questo tipo stanno iniziando a comparire nel territorio italiano. Il primo data center che servirà alla rete di riscaldamento cittadino lo stiamo realizzando in provincia di Milano. Un progetto che spinge a coinvolgere quello che è l’investitore o il committente finale, perché ovviamente è più che disponibile a fare questo, diventando per lui anche una fonte di business.
Occorre però coinvolgere più realtà, soprattutto i gestori delle municipalizzate e i Comuni stessi. Ci auguriamo – conclude il Ceo di HiRef – possa diventare un esempio virtuoso, affinché altri prendano spunto per coinvolgere più attori della filiera nel momento, perché al momento questo è un po’ lo scoglio di queste avventure».
Finora resta alta l’attenzione al tema, più da parte della platea europea che da quella italiana, ma la strada è senz’altro tracciata.