IA e Editoria, opportunità o pigrizia?
Rispondiamo alla domanda su IA e Editoria con l’intervista a Roberto Russo, editore e direttore di Graphe.it edizioni, e Fabio Millevoi, autore
Libri illustrati realizzati in poche ore, romanzi d’amore, guide turistiche, libri di cucina. Il settore dell’editoria è stato “aggredito” dall’intelligenza artificiale tanto che su siti come Amazon sono centinaia i titoli in vendita scritti dall’IA: in alcuni ChatGpt, o simili, compare come coautore, i più onesti, in altri sono gli stessi acquirenti che, nelle recensioni, lamentano un copia e incolla incontrollato da blog e pagine Wikipedia, soprattutto nel settore viaggi, una scrittura talmente confusionaria e poco curata da suscitare più di un sospetto.
Come spesso accade, quando le nuove tecnologie vengono scoperte e sfruttate in maniera incontrollata nel caos c’è chi le usa in maniera più accurata, come esperimento sociale, ma i più stanno sfruttando la novità di ChatGpt per immettere nel mercato più libri possibili, nel minor tempo possibile, tanto che Amazon ha recentemente presentato nuove regole stabilendo un numero limite di tre libri al giorno per autore e l’obbligo di segnalare se il volume è frutto dell’intelligenza artificiale.
Troppo poco secondo le associazioni di categoria. Tra chi urla allo scandalo per la mancanza di professionalità, chi è preoccupato per l’ingresso dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro e conseguente perdita di posti di lavoro, abbiamo deciso di chiedere l’opinione a un editore, Roberto Russo della Graphe.it edizioni, e a un autore, Fabio Millevoi, recentemente in libreria con Breve storia sui futuri della casa, un volume che vanta la postfazione di ChatGpt.
Roberto Russo, i libri scritti da ChatGpt stanno invadendo il mercato? Stiamo attraversando l’era della mediocrità accettabile anche nel settore dell’editoria? Se sì, è solo ChatGpt il diretto responsabile?
«Si tratta di due questioni – libri scritti da IA e scarsa qualità delle pubblicazioni – che sono certamente collegate tra loro, ma non sono consequenziali. Bisogna guardare la realtà sub specie aeternitatis per contestualizzare il tutto.
Al momento non credo si possa parlare di invasione: c’è l’entusiasmo della novità che condiziona molto la visione della realtà e, quindi, la prima impressione è che tutto sia così. Stiamo parlando di testi scritti da autori spesso autopubblicati che vendono online: una fetta, di una fetta, di una fetta! In ogni caso, credo che si debba fare molta attenzione ai titoloni dei giornali, come è successo recentemente per il romanzo Tokyoto Dojo-to di Rie Kudan che ha vinto il Premio Akutagawa, il più importante riconoscimento letterario giapponese.
Immediatamente si è detto che il romanzo è stato scritto da ChatGpt per stessa ammissione dell’autrice dopo la vittoria. Poi, quando si va un po’ più a fondo, si scopre che non solo l’autrice ha apertamente dichiarato la “collaborazione” all’interno del romanzo, ma che la parte demandata alla IA è quantificabile al 5 per cento.
Nel mondo del libro è sempre così, comunque: quando qualche anno fa c’è stato il boom degli eBook, tutti a strapparsi i capelli perché il libro cartaceo era finito. Mi pare che il cartaceo sia ancora vivo e vegeto. Passano gli anni, i secoli, ma il mondo del libro è sempre un po’ snob e qualunque novità viene vista con sospetto.
Tuttavia, è innegabile che un libro scritto da ChatGpt e/o dai suoi fratelli e sorelle sia di scarsa qualità: basta leggere qualunque testo prodotto da un’intelligenza artificiale generativa per rendersi conto che segue sempre gli stessi stilemi, le medesime strutture e propone le solite informazioni (molte volte sbagliate). Un libro è altro, non è la mera stesura di pagine.
Per quel che riguarda la mediocrità, ahimè, non è certo una novità: libri sciatti ce ne sono sempre stati. Forse ora ce ne saranno di più, ma non è certo colpa di ChatGpt, bensì di chi la usa (e come la utilizza)».
Fabio Millevoi, qual è la tua opinione in merito?
«In qualità di direttore di un’associazione di categoria (Ance Friuli-Venezia Giulia ndr), osservo principalmente l’editoria come uno dei tanti settori economici in fase di riassetto influenzato anche da ChatGpt.
La questione della mediocrità – che non è un’esclusiva dell’editoria – è complessa e coinvolge diversi fattori oltre a ChatGpt. La responsabilità è condivisa tra scrittori, editori e lettori, ingranaggi della catena, puntini nella definizione degli standard qualitativi».
Fabio, alcuni professionisti del settore ritengono che ChatGpt si stia rilevando un valido aiuto per superare l’ansia da pagina bianca. Sia da un punto di vista editoriale che come autore: ritieni che l’IA sia un valido aiuto per superare momenti di crisi o siete spaventati dalla pigrizia sottointesa che l’accompagna?
«L’IA sarà sempre più destinata a diventare una sorta di copilota sia dello scrittore, imprenditore di sé stesso, sia dell’amministratore delegato di una società. Del resto, i nostri antenati che lanciavano un sassolino sulle porte e finestre delle case per svegliare i residenti sono stati sostituiti dalle sveglie a costi sempre più ridicoli.
Con le IA rischiamo un po’ di più, ovvero corriamo il pericolo di diventare il loro animale domestico. Il dado, comunque, è tratto e che ci piaccia o meno non possiamo tornare indietro, ma solo attrezzarci per trasformare l’IA nella nostra alleata per attraversare un mare sempre più BANI (Brittle, Anxious, Nonlinear, Incomprehensibile).
Roberto, che ne pensi?
«È una buona miccia per accendere un fuoco. La questione fondamentale con ChatGpt e con le altre IA non è porre domande, ma saper porre domande. Più la domanda è precisa e contestualizzata, migliore sarà la risposta. E sì, questo può portare a intorpidirsi: confesso che più di qualche volta ricorro a ChatGpt o a Bard per fargli scrivere una caption per i social o suggerirmi titoli per gli editoriali».
In Breve storia sui futuri della casa la postfazione è affidata a ChatGpt, un dialogo molto divertente tra Darth Vader e Yoda sui futuri della casa, una soluzione a mio avviso geniale per aprire la possibilità al futuro dell’IA, affidando al software un dialogo surreale, ironico e molto intelligente.
«Ho iniziato sin dal novembre 2022 a testarla per curiosità, per poi finire a utilizzarla nella postfazione del libro, ma non per chiudere il sipario. Un invito a scoprire e a capire diverse e possibili forme di intelligenza e compiere, in loro compagnia, un primo passo verso nuove opportunità di business.
Quello che non mi aspettavo era la parola d’ordine “lèggere e leggère” scelta dall’edizione 2023 di Pordenone legge – dove il libro è stato presentato in anteprima – che sembrava cucita sul mio testo. Un saggio incentrato sui futuri dell’edilizia che, coinvolgendo sorprendentemente i personaggi di Star Wars, è diventato anche una lettura “leggera”».
ChatGpt è riuscito a stupirti?
«Più che sorprendermi, in questo lavoro mi ha divertito. Ero, e continuo a essere, consapevole delle potenzialità di un Chatbot basato su intelligenza artificiale per le intuizioni che può offrirti. Infatti, opportunamente imbeccata, ChatGpt ha gestito l’intervista fra Darth Vader e Yoda in modo ironicamente impeccabile, rappresentando tutte le paure del settore delle costruzioni nei confronti del cambiamento.
Ma immagino che nei prossimi cinque anni avrà un impiego oggi impensabile e, per certi aspetti, al limite dell’inquietante. Ma questo è solo uno scenario. In un altro, questi modelli di intelligenza artificiale potrebbero portare qualcosa di nuovo alla festa e non essere soltanto “software di plagio”».
Roberto come hai accolto l’idea di pubblicare alcune pagine del volume di Fabio Millevoi scritte da ChatGpt e come ha reagito il pubblico di fronte a questa novità?
«Ho trovato la scelta di Fabio Millevoi molto intelligente. Innanzitutto, per il contesto in cui tale dialogo è avvenuto: un libro che parla di possibilità future è l’alveo ideale per un esperimento del genere.
Poi perché è dichiarato e questo è un valore aggiunto: si sa che siamo di fronte a un testo generato da una IA e non si può non rimanere ammirati dal dialogo tra Darth Vader e Yoda, tanto per il contenuto quanto per lo stile. Da quel che ho potuto notare, le persone sono state incuriosite da questa postfazione e si sono avvicinate con un sorriso».
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