Il capitale umano nell’infanzia

Disuguaglianze e opportunità di sviluppo del capitale umano nell’infanzia: esperti si confrontano a Ca’ Foscari
Giovedì 7 settembre al Campus Economico di San Giobbe
Un panorama internazionale di studi su contesti familiari e opportunità
Giovedì 7 settembre 2023 presso il Campus Economico di San Giobbe (meeting room 1), l’Università Ca’ Foscari Venezia, Dipartimento di Economia, ospiterà un confronto internazionale tra esperti dal titolo “Workshop on Family Economics and Human Capital” sui temi legati allo sviluppo di capitale umano nell’infanzia e adolescenza, con particolare attenzione alle disuguaglianze nelle opportunità, e al ruolo giocato dal contesto familiare e dalle scelte genitoriali.
Con il termine “capitale umano” si intendono le competenze che hanno un ritorno sul mercato del lavoro, aumentando la produttività e quindi il salario degli individui. Tali competenze possono essere di tipo cognitivo o non cognitivo, possono essere acquisite nel percorso scolastico, ma possono anche essere influenzate dal contesto familiare e sociale in cui l’individuo ha vissuto fin dalla prima infanzia.
Il rapporto INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema scolastico in Italia) presentato lo scorso 14 Luglio 2023 alla Camera dei Deputati ha confermato le forti differenze nei voti ottenuti dagli studenti provenienti da famiglie con un background socio-economico diverso, e tali differenze aumentano con l’età del bambino.
Se la provenienza da contesti sociali più favorevoli (per esempio con genitori laureati) determina un vantaggio medio a livello individuale di circa 5 punti percentuali alla scuola primaria, il vantaggio aumenta a circa 10 punti percentuali alla fine del primo ciclo di istruzione. Tali disuguaglianze sono presenti in tutti i paesi sviluppati, ed hanno ricevuto un’ampia attenzione nella letteratura economica e nelle scienze sociali in generale, finalizzata a comprenderne le cause.
Nella prima parte del workshop intitolata “Human capital and inequality” Giuseppe Sorrenti dell’University of Amsterdam presenterà gli effetti di politiche adottate in alcune scuole primarie della città di Zurigo negli anni 90 finalizzate a migliorare le competenze non-cognitive dei bambini (autocontrollo, pazienza, capacità di risoluzione dei problemi, autostima, intelligenza emotiva e impegno).
I risultati della ricerca rilevano che i bambini che hanno seguito il programma hanno avuto una probabilità maggiore di completare la scuola superiore e iscriversi all’università, dimostrando che anche le competenze non-cognitive sono rilevanti per lo sviluppo e la carriera accademica, e che possono essere migliorate con interventi ad hoc.
Il lavoro del relatore Arnaud Lefranc (CY Cergy Paris Université, Francia) invece stima che circa la metà nella differenza osservata tra i redditi di persone provenienti da famiglie con backgrounds diversi dipende da disuguaglianze nelle opportunità, cioè dovute a fattori per cui gli individui non possono esserne ritenuti responsabili.
La lecture di Mikael Lindahl dell’Università di Gothenburg (Svezia) mostra come provenire da un contesto avvantaggiato non abbia effetti soltanto sulla generazione seguente, ma continui anche nelle successive, suggerendo che la persistenza possa avere effetti di lungo termine.
La seconda parte del workshop tratterà del ruolo svolto dalla famiglia nello sviluppo dei bambini. Greta Morando (UCL, UK) parlerà di come la madre possa trasmettere valori e attitudini al proprio figlio e di come questo influisca sul suo sviluppo successivo. Sarah Sander (University of Copenaghen, Danimarca) presenterà un lavoro che valuta se far iniziare prima l’asilo nido abbia un effetto sullo sviluppo del bambino. Infine,Astrid Würtz Rasmussen (Aarhus University, Danimarca) analizzerà le differenze tra figli unici e figli con fratelli o sorelle in termini di sviluppo cognitivo e carriera accademica.
La lecture di Emma Tominey chiuderà il workshop con uno studio in cui mostra come avere un genitore con istruzione elitaria aumenta la probabilità di frequentare un’università di élite non solo per i figli, ma anche per i compagni di scuola. Gli studenti provenienti da contesti svantaggiati hanno una probabilità più bassa di avere compagni con genitori che hanno istruzione elitaria, per cui la segregazione nelle scuole di élite si trasmette da una generazione alla successiva.
Link per l’iscrizione entro il 31 agosto bit.ly/Form-workshopFEHC
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