• 25/01/2025

Il futuro dell’agroalimentare

 Il futuro dell’agroalimentare

L’università Ca’ Foscari a fianco delle imprese al XXXI Convegno SIEA. Ecco il futuro per le imprese dell’agroalimentare

XXXI Convegno SIEA: l’agroalimentare italiano necessita di un’innovazione condivisa a livello di sistema, in grado di coinvolgere tutta la filiera dal produttore al consumatore

La transizione digitale, i percorsi sostenibili, l’uso dell’AI, il ruolo chiave dei consorzi, queste sono alcune degli elementi che tracceranno la strada delle imprese dell’agrifood in un prossimo futuro e che sono stati evidenziati nel il XXXI Convegno SIEA (Società Italiana di Economia Agroalimentare) da poco conclusosi.

Organizzato dall’Agrifood Management & Innovation Lab del Dipartimento di Management, Università Ca’ Foscari Venezia ha avuto come tema dell’edizione 2023 la transizione digitale e “verde” del settore agroalimentare, oggi centrale nelle politiche europee e perno degli investimenti legati al PNRR che prevedono per la missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica” ben 59,46 miliardi e per quella legata a digitale e innovazione altri 40,29 miliardi.

Il convegno si è tenuto il 15 e il 16 giugno scorsi nelle sedi cafoscarine di Ca’ Dolfin e San Giobbe e ha visto l’alternarsi di incontri e dibattiti con 32 ricerche presentate e 111 i partecipanti coinvolti. Una due giorni di confronto importante, quindi, che ha permesso a ricercatori e operatori del settore di discuterne i vari aspetti. Si è parlato molto di tracciabilità di filiera, dell’uso di AI e di droni nell’agricoltura, e più in generale di data capturing devices, decision support software, big data analytics.

Sottolineata anche l’importanza del muoversi per le imprese come sistema. La possibilità di intervenire a livello di sistema è agevolata dalle nuove tecnologie a servizio della sostenibilità, che sono maggiormente user friendly.

Gli strumenti sono di semplice utilizzo e riducono gli ostacoli all’adozione: ecco quindi che con uno smartphone e un sistema di AI è possibile comprendere in modi e tempi prima inimmaginabili cosa accade nei campi. I cambiamenti sono più culturali che tecnologici e questo implica che c’è bisogno di più tempo, spesso associato al cambiamento generazionale.

Servono soluzioni innovative e condivise per superare questo momento in cui l’inflazione sta gravando sull’alimentare e in cui il cambiamento climatico colpisce in modo molto forte il settore primario. Siamo però di fronte a spinte contrapposte, se da un lato tutti sono d’accordo sulla creazione di percorsi sostenibili e prodotti sostenibili, va definito e affrontato il problema dei costi e dei prezzi.

È etico, ad esempio, che il costo di un packaging sostenibile sia pari al costo del prodotto che contiene? Le istituzioni e la politica dovranno definire le priorità e le direzioni da percorrere.

Christine Mauracher, Direttrice scientifica di Agrifood Management & Innovation Lab e Presidente del Comitato di programma del convegno afferma “a noi spetta il compito di spostare il nostro focus: da osservatori di un mondo complesso, a motori del cambiamento, lavorando a supporto del sistema agroalimentare, per renderlo più competitivo e sostenibile. Bisogna costruire le nostre agende di ricerca sulla base delle problematiche derivanti dagli operatori di mercato e ritornare loro i risultati delle nostre ricerche”.

Anche Alberto Zannol, intervenuto per la Regione del Veneto, ha sottolineato il ruolo importante dei risultati della ricerca per le scelte delle politiche. L’augurio è che il lavoro di ricerca sia trasferibile alle istituzioni.

Uno dei risultati emersi da più voci è la necessità di coinvolgimento di tutti gli stakeholder del sistema agroalimentare. Ci sono molti conflitti di interesse tra gli attori, ma la tecnologia può aiutare a rendere possibile l’impossibile, riducendo l’asimmetria informativa e fornendo dati utili per tutti gli operatori coinvolti aumentando l’efficienza del sistema.

Le istituzioni dovrebbero impegnarsi con politiche che supportino e rendano agevole l’accesso ai dati, la condivisione degli stessi e soprattutto la loro legittimazione. I dati sono il nuovo petrolio, quindi una possibile strategia potrebbe essere un’incentivazione monetaria per la diffusione dei dati raccolti dalle aziende dell’agroalimentare.

“Molto spesso si tende a ritenere gli agricoltori come attori del sistema molto conservatori, detrattori della tecnologia e particolarmente avversi al rischio, ma le ricerche ci dicono che non è così” afferma Thomas Tomich, University of California, Davis.

A riprova di ciò i risultati evidenziati da Marco Silvestri, agronomy research manager di Barilla, che hanno fatto comprendere il ruolo delle grandi imprese nel rendere più sostenibili intere filiere. Fornendo strumenti tecnologici e supportando chi sta a monte, infatti, è possibile spingere le PMI ad adottare pratiche più attente all’ambiente.

A conclusioni analoghe si è arrivati durante il dibattito avvenuto durante la tavola rotonda tra le imprese innovative chiamate a raccontare il loro percorsi. Si sottolinea, ad esempio, l’importante ruolo di attori come i consorzi.

Il Consorzio per la doc del Prosecco, ad esempio, sta facendo da collante e guida di una comunità di imprese per la trasformazione sostenibile, supportandole con attività di formazione, contenuti applicativi e assistenza tecnica. Sarebbe difficile agire singolarmente, le dimensioni delle imprese sono troppo ridotte per investire in un cambiamento così dirompente.

 

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Redazione

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