inJob, il recruiting è una caccia ai talenti
L’Italia soffre di un alto skills mismatch. I settori in crescita includono tecnologia, e-commerce, energie rinnovabili e turismo. Aumenta la richiesta di flessibilità. Vediamolo insieme a Enrica Ronchi, Managing Director di inJob, recruitment company specializzata in profili professional
L’Italia è tra i paesi con il più alto tasso di skills mismatch in Europa, ossia il divario esistente tra le competenze richieste dalle aziende e le abilità di cui sono in possesso i lavoratori. Tra talent shortage – letteralmente “scarsità di talento” – e grandi dimissioni si muovono le aziende di recruting a caccia di talenti specializzati. inJob è una recruitment company specializzata in profili professional: nel 2023, in un mercato del lavoro stagnante, ha somministrato 6.500 profili a oltre 1.500 aziende clienti, in crescita del 30 per cento sull’anno precedente.
Enrica Ronchi, in un contesto economico in continua evoluzione, quali sono i settori e i profili professionali più in crescita e quali competenze stanno diventando fondamentali?
«Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un’accelerazione rapidissima nei processi aziendali e nelle competenze richieste. Le imprese devono essere sempre più veloci e agili nel gestire il cambiamento. Tra i settori in maggiore crescita troviamo quelli legati alla tecnologia e al digitale, all’e-commerce e alla logistica.
In parallelo, le energie rinnovabili stanno emergendo come un campo cruciale per il futuro, con l’obiettivo di rendere più efficienti i processi aziendali e favorire la transizione verso modelli più sostenibili. In Italia, poi, il turismo e l’hospitality continuano a crescere. Si stima che, entro il 2050, il nostro paese potrebbe ospitare 100 milioni di visitatori all’anno, rendendo necessario trovare soluzioni per gestire questo flusso. Infine, il settore alimentare e quello della salute e del benessere».
La pandemia ha accelerato alcune tendenze già in corso e ne ha create di nuove. Il tempo è considerato dai lavoratori un valore imprescindibile che li porta a desiderare una maggiore flessibilità lavorativa. Quali sono stati, in generale, i cambiamenti più significativi nel mercato del lavoro e come si stanno adattando le aziende?
«La pandemia ha accelerato la diffusione dello smartworking, che oggi è una delle principali richieste dei lavoratori, soprattutto delle nuove generazioni. Molte aziende, però, stanno ora optando per una combinazione tra lavoro in presenza e remoto. Si è scoperto che la presenza fisica, anche solo per due o tre giorni a settimana, rimane fondamentale per la costruzione di relazioni e lo scambio di informazioni, che a lungo termine migliorano l’efficacia lavorativa.
Un altro cambiamento significativo è la maggiore attenzione al benessere dei dipendenti. Offrire maggiore flessibilità e strumenti tecnologici che semplifichino il lavoro è diventato un fattore chiave per attrarre e trattenere talenti. Infine, le aziende stanno investendo sempre di più in formazione, con programmi di upskilling e reskilling per aggiornare le competenze del personale e rispondere alla crescente richiesta di specializzazione».
Secondo il World Economic Forum, a livello globale 3 datori di lavoro su 4 hanno segnalato difficoltà nel trovare il talento qualificato. Come si può affrontare il divario tra le competenze richieste dal mercato e quelle attualmente disponibili nei lavoratori?
«Una delle principali difficoltà nel trovare talenti è legata alla decrescita
demografica, specialmente nei paesi europei, e al disallineamento tra il mondo della formazione e le esigenze del mercato. Le scuole e le università non riescono a formare i lavoratori alla stessa velocità con cui cambiano le esigenze aziendali. Per affrontare questa sfida, le aziende devono investire in piani di formazione interna, creando loro stesse le competenze richieste. Inoltre, è necessario adottare un approccio più flessibile nella selezione del personale, accettando che non sempre sarà possibile trovare il candidato perfetto, ma piuttosto si dovrà contribuire alla sua crescita all’interno dell’azienda»
l tema della diversità e dell’inclusione è sempre più centrale nel mondo del lavoro. In che modo inJob affronta questo tema e come possono le aziende integrare politiche inclusive?
«La diversità è un valore fondamentale, che permette alle aziende di accedere a fasce di mercato altrimenti difficili da raggiungere. Ad esempio, garantire flessibilità consente di attrarre più donne, soprattutto mamme, che spesso rinunciano a ruoli lavorativi per la mancanza di conciliazione tra lavoro e vita familiare. Inoltre, la presenza di più generazioni in azienda, dai Baby Boomers fino alla Generazione Z, rappresenta una grande opportunità.
Le aziende che riescono a creare un ambiente inclusivo e a valorizzare le competenze di ogni generazione hanno un vantaggio competitivo. Non va dimenticata l’inclusione interculturale: sempre più aziende stanno sviluppando progetti per integrare i “nuovi italiani”, giovani nati e cresciuti in Italia da famiglie migranti e inJob, in particolare, sta aprendo nuove opportunità alle persone richiedenti asilo, aiutandole a entrare nel mondo del lavoro attraverso percorsi formativi mirati».
L’intelligenza artificiale e i big data stanno cambiando il modo di selezionare e gestire i profili del personale da somministrare alle aziende?
«L’intelligenza artificiale e i big data stanno indubbiamente trasformando
il settore della selezione del personale, garantendo una maggiore velocità e precisione nell’individuare i candidati. Grazie all’automazione, possiamo accedere a una mole di dati molto ampia in tempi ridotti, ottimizzando il processo di ricerca. Tuttavia, per la valutazione delle soft skills e per costruire un rapporto umano con il candidato, la componente umana resta insostituibile».
Guardando al futuro, come immagina evolverà il concetto di lavoro?
«Nel futuro, il lavoro sarà meno centrale nella vita delle persone rispetto al passato. Le nuove generazioni vedono il lavoro come un mezzo per
vivere bene, piuttosto che come un obiettivo in sé. Si darà maggiore importanza al work-life balance, con più spazio per hobby e interessi personali. È probabile che il numero di ore lavorative settimanali diminuisca, favorendo una maggiore inclusività e un accesso al lavoro più ampio. La tecnologia avrà un ruolo sempre più importante, ma la componente umana rimarrà fondamentale per costruire un ambiente lavorativo appagante e inclusivo»
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