La fiducia degli imprenditori del nord-est

Lavoro, per i piccoli imprenditori una festa tra rincari, incertezza ed export in calo. La fiducia però rimane salda
La guerra dei dazi costringe a rivedere al ribasso l’export dei beni in Italia. L’ufficio studi di Confartigianato Imprese calcola che sono almeno 33mila i lavoratori a rischio nel settore del manifatturiero. Le previsioni del Fondo monetario internazionale non sembrano sorridere, per aprile 2025 Fmi calcola un -2.6 dell’export andando a rivedere al ribasso le previsioni del tasso di crescita. Export che in Italia vale 593 miliardi di euro, un valore al quale il Veneto contribuisce per il 13,1% (77,06 miliardi).
Il calo della domanda estera amplifica un prolungato calo della produzione manifatturiera, mentre a marzo 2025 le attese sugli ordini ristagnano. Nel primo bimestre 2025 l’indice dell’attività manifatturiera diminuisce del 3,9% su base annua, con le flessioni più ampie per la moda (-12,7%) e per la meccanica (-6,2%), con la produzione di autoveicoli che crolla del 34,9%. La crisi dell’automotive, dominata dalla recessione della Germania, dalle incertezze della transizione alla mobilità elettrica e ora amplificata dai dazi colpisce un esteso indotto dominato dai settori della meccanica, quelli dei prodotti in metallo, dei macchinari e della metallurgia.
Sul fronte della tenuta dell’inflazione preoccupano i segnali di tensione del costo dell’energia: a seguito dei rialzi di inizio anno sui mercati all’ingrosso del gas europeo, a marzo 2025 i prezzi retail di energia elettrica e in Italia salgono dell’8,8% rispetto ad un anno prima, a fronte del +2,5% della media dell’Eurozona.
L’ edilizia rimane sostenuta dagli investimenti in fabbricati diversi dalle abitazioni e altre opere che nel 2024 salgono dell’8,6%, un aumento in larga parte attivato dalla spesa del PNRR. La tempistica dell’attuazione degli interventi diventa strategica per il sostegno dell’economia reale: a poco più di un anno dalla scadenza, pur essendo attivato circa il 95% della dotazione complessiva del Piano, rimangono da spendere 130,3 miliardi di euro.
In questo contesto si muovono oggi i piccoli imprenditori del Veneto: 25.765 aziende del manifatturiero che danno lavoro a 104.405 persone. Imprenditori sempre piu’ “senior”. Se nel 2014 la maggior parte dei lavoratori autonomi dell’artigianato aveva tra i 40 e i 49 anni (il 33,78% del totale), oggi si riscontra un’incidenza più elevata (pari al 35,6%) nella classe 50-59 anni. Non solo: su 146 mila artigiani oltre 36 mila attualmente sono over 60. Per contro i giovani fino ai 24 anni sono calati del 42,9%, i 25-39 del 49,4% e i 40-49enni del 40,4%.
Fiducia. Nonostante il contesto di incertezza, ad aprile, l’indicatore Istat che misura il clima di fiducia delle imprese manifatturiere del Nord est ha tenuto la barra dritta, confermando un aumento di 2,2 punti percentuali rispetto allo scorso dicembre. Ad oggi l’indice si attesta a 85,5% (numero indice base 2021=100).
“Le nostre 25.000 imprese manifatturiere tengono duro, ma serve una reazione forte e concreta” per il Presidente di Confartigianato Imprese Veneto, Roberto Boschetto, “il PNRR è ancora un’occasione aperta, ma i 130 miliardi non ancora spesi ci dicono che il tempo stringe. Chiediamo politiche pubbliche coraggiose: riduzione del costo del credito, incentivi alla transizione 5.0 davvero accessibili, e un impegno chiaro per abbassare il costo dell’energia, che in Italia corre molto più che nel resto d’Europa.
Nonostante tutto, i nostri artigiani non mollano: anche in questo momento difficile, il clima di fiducia nel Nordest cresce. È il segno che il lavoro artigiano non si arrende, ma merita di più: merita una visione, risorse stabili e politiche industriali a misura di piccola impresa.”