La sfida di Nanomnia

Nanomnia rivoluziona l’incapsulamento con una tecnologia biotech innovativa, eliminando completamente l’uso di microplastiche. Un passo avanti verso un futuro più sostenibile per l’industria e l’ambiente. Vediamolo insieme alla Ceo Marta Bonaconsa
Innovazione, sostenibilità e nanotecnologie: tre parole chiave che definiscono l’essenza di Nanomnia, la start up biotech che ottimizza il rilascio controllato dei principi attivi attraverso soluzioni di incapsulamento microplastic-free.
Fondata nel 2017 a Zevio, in provincia di Verona, Nanomnia ha sviluppato un processo d’avanguardia nel sistema di incapsulamento che permette di migliorare l’azione di farmaci, agrofarmaci, cosmetici e nutraceutici, eliminando completamente l’uso di microplastiche. Alla guida di questa realtà c’è Marta Bonaconsa, biologa molecolare e Ceo dell’azienda, che con Michele Bovi e Pietro Vaccari ha trasformato un’intuizione nata tra le aule dell’Università di Verona in una soluzione concreta per ridurre l’impatto ambientale dell’industria chimica e farmaceutica.
Marta Bonaconsa, quali sfide iniziali avete affrontato nel fondare una start up biotech focalizzata sull’incapsulamento organico?
«La sfida principale è stata comprendere il mercato: chi fossero i principali attori, le sue dimensioni, ledinamiche e le normative, che spesso subiscono variazioni imprevedibili. Inoltre, essendo noi fondatori di estrazione prettamente biotecnologica, abbiamo dovuto ampliare le nostre competenze per adattarci a un contesto più ampio. Oltre agli aspetti scientifici, ci siamo dovuti formare anche su quelli economici, fondamentali per portare avanti un’innovazione in un settore così specifico».
In che modo la vostra tecnologia contribuisce a ridurre l’uso di microplastiche e a migliorare la sostenibilità ambientale?

«La nostra tecnologia permette di eliminare completamente l’uso di microplastiche nei processi chimici che tradizionalmente ne prevedono l’impiego. Questo non solo riduce la produzione e la presenza di microplastiche nei prodotti finali, ma abbassa anche l’impatto ambientale lungo tutta la filiera produttiva. Di conseguenza, diminuisce la dispersione di queste particelle negli ecosistemi, riducendo l’inquinamento del suolo, delle acque e persino degli alimenti che arrivano sulle nostre tavole».
In quali settori avete riscontrato maggiore interesse per la vostra tecnologia e quali sono le applicazioni più promettenti?
«Il settore agricolo è sicuramente il nostro principale ambito di applicazione, rappresentando circa il 95 per cento del nostro mercato attuale. Molti agrofarmaci vengono prodotti utilizzando materiali che generano microplastiche: sostituire tali materiali con soluzioni più sostenibili è una sfida cruciale. Per questo, l’agricoltura rappresenta un’area di grande impatto, con effetti positivi lungo tutta la catena di produzione e consumo».
Avete in programma di espandere l’applicazione della vostra tecnologia ad altri settori in futuro?
«Sì, stiamo già esplorando applicazioni in settori più industriali, come l’energy saving. Ad esempio, stiamo lavorando su tecnologie per il settore solare e per edifici a basso impatto ambientale (smart buildings). Inoltre, la nostra nanotecnologia trova spazio anche in altri ambiti delle life sciences, come la cosmesi e la nutraceutica, dove può migliorare la biodisponibilità e l’efficacia degli attivi naturali».
Come vede l’evoluzione del settore biotech nei prossimi anni e quale ruolo intende svolgere Nanomnia in questo contesto?
«Il settore biotech è destinato a una crescita rapida, sia dal punto di vista dello sviluppo tecnologico che degli investimenti. Nanomnia si vede come un facilitatore di innovazione: crediamo molto nelle sinergie con altri player del mercato per accelerare l’introduzione di nuovi prodotti ad alto valore aggiunto. In particolare, vediamo un grande potenziale nel settore dell’agricoltura biologica, dove stanno emergendo sempre più bio-solutions per ridurre l’uso di agrofarmaci di sintesi. Oltre agli erbicidi, insetticidi e fungicidi tradizionali, si stanno sviluppando soluzioni naturali (biologicals), un settore in cui abbiamo acquisito competenze significative e che vogliamo continuare a esplorare».