• 18/05/2025

Lo Strategy Innovation di Ca’ Foscari

 Lo Strategy Innovation di Ca’ Foscari

Le università sono il luogo per eccellenza dove si crea innovazione. Un esempio è l’Università Ca’ Foscari, da cui è nato lo Strategy Innovation

Strategy Innovation è oggi una boutique di consulenza, con più di 25 addetti, che si occupa di innovazione strategica. Strategy Innovation collabora con il mondo universitario in progetti di ricerca e intervento promossi dall’Università Ca’ Foscari Venezia per la creazione di una cultura diffusa sull’innovazione strategica.

«Strategy Innovation opera in maniera sartoriale senza ricette prestabilite e valide per tutte le imprese – spiega il suo fondatore Carlo Bagnoli, professore ordinario di Innovazione strategica alla Ca’ Foscari –. Le aiuta a definire in maniera distintiva il loro purpose, a immaginare gli scenari futuri per cogliere nuove opportunità sul mercato e trasformare i loro modelli di business, nella consapevolezza che l’innovazione sia il mezzo e la sostenibilità sia il fine».

Diversi sono gli strumenti attraverso i quali Strategy Innovation persegue il suo obiettivo. Il primo è lo Strategy Innovation Master (SIM), master executive arrivato alla sesta edizione. Il SIM intende esplorare in modo sistematico l’intero processo di innovazione strategica a partire dalla generazione di una idea, fino alla creazione di imprese nuove (start up) o alla radicale ridefinizione del modello di business di imprese esistenti (re-start up).

«Sostanzialmente ci occupiamo della Front End Innovation: insegniamo a identificare i trend di mercato e a sviluppare un’idea di start up», spiega Bagnoli. Sin dal 2015 è poi stato organizzato l’evento Strategy Innovation Forum (SIF) che ogni anno approfondisce un tema tecnologico o socioculturale e il suo impatto sui modelli di business.

La prossima edizione veneziana, che si terrà il 10 e 11 ottobre, sarà dedicata all’impatto dell’arte sui modelli di business. Da due anni, poi, in collaborazione con la Libera Università del Mediterraneo LUM (LUM), si organizza un evento gemello a Bari. La prossima edizione barese, che si terrà il 30 e 31 maggio, sarà dedicata all’impatto del deep tech sui modelli di business. Altro importante progetto lanciato da Strategy Innovation durante il lockdown è VeniSIA (Venice Sustainability Accelerator).

«È un acceleratore di start up focalizzato sulla sostenibilità e orientato allo sviluppo di idee imprenditoriali e soluzioni tecnologiche in grado di affrontare il cambiamento climatico e altre sfide ambientali – evidenzia Bagnoli –. VeniSIA oggi opera su tre grandi verticali.

VENETO ECONOMY - Lo Strategy Innovation di Ca’ Foscari

Il primo è quello riferito al climate change e alla circular economy dove è stato lanciato con successo un programma di co-innovazione con importanti partner quali: Eni, Enel, Snam, Cisco, Mundys, OVS, De Longhi, Aquafil, Siemens e da poco si è aggiunta Edison. Sono nate una decina di start up sul tema del climate change e della circular economy».

Sempre all’interno del verticale climate change & circular economy è stato anche creato Next Step Accelerator, uno start up studio finanziato da Next Energy Capital Ltd. Il secondo verticale è quello riferito al Sustainable tourism & travel tech dove è stato lanciato un programma di accelerazione assieme a CDP (Cassa Depositi e Prestiti), il MIT (Ministero del Turismo), Intesa Sanpaolo, Human company, Scuola italiana di ospitalità.

Il terzo verticale è quello più visionario ed è riferito al Future Farming. L’ultimo grande progetto nato all’interno dell’ecosistema dell’innovazione creato da Strategy Innovation è Future Farming Initiative, che è una partnership pubblica-privata per la realizzazione di una infrastruttura tecnologica per l’innovazione. «Abbiamo avuto un finanziamento di 10 milioni di euro attraverso il Pnrr e altri 10 da Zero Farm Srl, un’impresa privata specializzata nella realizzazione di vertical farms.

È nata una società deep tech che ha come obiettivo il trasferimento della conoscenza creata nel campo del Nature co-design, ossia all’intersezione tra la biologia e la tecnologia. Al progetto hanno aderito tutte le università trivenete, ma stanno entrando anche altri importanti università italiane e centri di ricerca nazionali – conclude Bagnoli –.

Il fine ultimo dell’infrastruttura Future Farming Initiative è creare un ecosistema per il trasferimento tecnologico inclusivo, che coinvolga con una formula originale università e attori di mercato mettendo al centro il ruolo del capitale umano – siamo determinati a trattenere e attrarre talenti (ricercatori, scienziati, inventori) per sviluppare soluzioni alle maggiori sfide di sostenibilità a livello globale».

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Annarita Cacciamani

Social brand journalist, racconta l'Emilia Romagna e la sua gente

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