Progetto Contamination Lab

PRESS UNIPD C-LABBER con Mauro Conti, Monica Fedeli e Eleonora DI Maria
Progetto Contamination Lab, presentate ieri all’Orto Botanico le sfide tecnologiche
È stato presentato ieri all’Auditorium dell’Orto Botanico dell’Università di Padova il progetto Contamination Lab che ha lo scopo di promuovere la cultura dell’innovazione, favorendo l’interdisciplinarietà attraverso nuovi modelli di apprendimento, nonché coinvolgere i partecipanti in un ambiente stimolante per lo sviluppo di progetti innovativi mettendoli a stretto contatto con manager ed imprenditori.
Da un lato quindi le singole aziende che chiedono ai C-Labber risoluzione ai problemi specifici del business, dall’altro i C-Labber che propongono loro autonomi progetti da sviluppare. Durante l’esperienza nel C-Lab, i partecipanti, provenienti da diversi ambiti disciplinari, lavoreranno insieme ai progetti, acquisendo strumenti e capacità progettuali, organizzative e di comunicazione.
Nel corso della presentazione erano presenti Monica Fedeli, prorettrice con delega alla Terza Missione e rapporti con il territorio dell’Università degli Studi di Padova, Fabio Poles, direttore Generale UniSMART Fondazione Università di Padova, che è intervenuto sul ruolo delle aziende e della Fondazione dell’Università di Padova, Marco Landi, presidente di Institut EuropIA, sulle sfide e opportunità dell’intelligenza artificiale al servizio dell’umanità, Alice Pretto, presidente Giovani imprenditori Assindustria Veneto Centro e Amministratore Delegato di Essay Group S.r.l, sulle sfide aziende e C-Labber, e Chiara Sottocorona, giornalista esperta di nuove tecnologie, autrice di saggi e documentari, sul perché l’intelligenza artificiale abbia bisogno delle donne, moderati da Chiara Di Benedetto di Studio Bleu.
Le aziende partner (Luxottica, Fiorital, Strahl, Stam, Irinox, Aton e Smact) hanno presentato le sfide imprenditoriali da “risolvere” e gli studenti sono intervenuti proponendo loro distinti progetti di business.
«Diamo avvio alla settima edizione del Contamination Lab, un percorso sfidante per studentesse e studenti e aziende che si confrontano sui temi caldi del mercato del lavoro.
Questa settima edizione vedrà i 68 C-Labber selezionati affrontare un percorso di cinque mesi durante il quale oltre a lavorare a stretto contatto con le aziende, frequenteranno un corso di sviluppo imprenditoriale e innovazione, seminari di soft skill e public speaking e altre attività esperienziali incluso un bootcamp intensivo di tre giorni, tutto finalizzato alla realizzazione del loro project work che darà risposta alle sfide proposte dalle aziende coinvolte – ha detto Monica Fedeli, Prorettrice con delega alla Terza Missione e rapporti con il territorio dell’Università degli Studi di Padova –. Quest’ultimo verrà presentato e valutato da una commissione di esperti di innovazione e formazione durante l’evento finale del 18 luglio che vedrà la premiazione delle tre idee innovative più interessanti. Contaminazione, business, creatività, pensiero critico, intraprendenza e sostenibilità saranno temi trasversali a tutte le sfide!».
Le sfide lanciate dalle aziende ai C-Labber
Aton S.p.A., Società Benefit e B Corp, azienda innovativa nel settore informatico, ha lanciato la sfida ai partecipanti su come progettare insieme percorsi evolutivi di crescita. Il progetto parte dall’analisi delle strategie di People Management e delle best practice di aziende leader in Italia, in Europa e nel mondo, sviluppandosi poi attraverso interviste con i collaboratori di Aton per arrivare alla definizione di un insieme di pratiche innovative volte ad attrarre, fidelizzare e far crescere i giovani più promettenti.
EssilorLuxottica, che porta sul mercato più di 3.500 nuovi modelli di occhiali ogni anno, propone come sfida quella di individuare modalità innovative per integrare armoniosamente l’Open Innovation alle più tradizionali strategie di innovazione. In particolare, si intende effettuare un’analisi delle dinamiche di interazione cui ricorrono le grandi aziende per attuare l’Open Innovation, tra cui contest rivolti a dipendenti, call to action per start-up, programmi di accelerazione, con un focus su benefici e rischi delle strategie più diffuse.
L’obiettivo è infine di delineare una nuova business unit dedicata all’Open Innovation e ideare il primo case-study di iniziativa che la unit potrebbe lanciare.
Fiorital, che nella filiera ittica movimenta più di quarantamila tonnellate di pesce ogni anno attraverso il commercio all’ingrosso di pesce fresco, congelato e abbattuto secondo il protocollo DYP, lancia ai C-Labbers la risoluzione di come espandere il volume del consumo dei prodotti: sviluppare quindi una strategia di sviluppo commerciale e di marketing per i prodotti ready-to e DYP e infine chiedere ai partecipanti una proposta di modifica della rete logistica che sia sostenibile economicamente e funzionale al mantenimento della catena del freddo, dall’acquisto al delivery al consumatore finale.
Irinox Professional, riconosciuta a livello mondiale come il principale specialista nell’abbattimento e surgelazione rapida, in seguito al lancio della seconda versione del proprio IoT (Internet of Things) di prodotto, vuole esplorare e integrare nuovi servizi digitali per rispondere alle esigenze emergenti dei suoi clienti. Per questa ragione chiede agli studenti come ideare una nuova categoria di servizi, supportata da un solido business plan e da un’analisi della fattibilità economica, che Irinox Professional potrebbe offrire a varie macro-categorie di clienti
SMACT è il Centro di Competenza che ha l’obiettivo di supportare le aziende nel migliorare i propri processi e cogliere nuove opportunità di business abilitate dalle tecnologie digitali e sostenibili. Le Live Demo di SMACT sono fabbriche scuola diffuse nei territori per sperimentare e toccare con mano il potenziale della digital transformation. Il focus principale della sfida lanciata da SMACT sarà la sede di Padova, il più grande dimostratore 4.0 d’Italia. Ai C-Labbers si chiede di concepire ambienti ed esperienze di applicazioni tecnologiche e digitali all’avanguardia, al fine di suscitare un “wow-effect” sulle aziende che visitano SMACT.
STAM, società di ingegneria ad alto tasso di crescita con diverse sedi in Italia che opera secondo i principi dell’Open Innovation, ha sviluppato una Ecosystem Management Platform mirata a catalizzare i processi di scambio di conoscenze e di innovazione in contesti di ecosistemi per l’innovazione, ma ad oggi non è stata sviluppata come un sistema pubblico, aperto all’esterno.
La sfida che STAM propone ai C-Labbers: messa a punto di un modello di business che consenta di creare nuove revenues streams dalla vendita della piattaforma, e uno sviluppo ulteriore della piattaforma stessa con funzionalità addizionali e modalità ottimizzate per la consultazione dei dati.
STRAHL, progetta, costruisce e installa essiccatoi per cereali sia fissi che mobili e un pilastro cardine della filosofia aziendale è rappresentato dalla continua ricerca di innovazione e dall’implementazione di nuove tecnologie con un focus particolare all’ambiente e all’aspetto sociale. In questa prospettiva, l’azienda si rivolge agli studenti per avviare un nuovo progetto con il proposito di agevolare le piccole imprese agricole dei paesi in via di sviluppo attraverso la realizzazione di una linea di essiccatoi economici, dalle dimensioni contenute, molto affidabili e in grado di operare in maniera autonoma.
Tale iniziativa mira a promuovere un supporto tangibile alle numerose piccole realtà operanti in questi Paesi e la crescita economica del settore primario che ne gravita attorno.
Le autonome proposte dei C-Labber
WASTEBUSTERS (Beatrice Bortoli)
Movimenti di raccolta informali dei rifiuti hanno preso piede in Italia, tuttavia, i volontari spesso si sostituiscono ad aziende e istituzioni. Questo crea sfiducia nei cittadini, spesso nei confronti dei comuni, e dei consumatori, nei confronti delle aziende.
L’obiettivo del progetto è la realizzazione di una app per organizzare la raccolta informale dei rifiuti con le seguenti funzionalità: l’utente può segnalare siti in cui ritiene che sia necessario l’intervento di raccolta dei rifiuti; altri utenti sono quindi “chiamati” ad intervenire e i siti segnalati vengono ripuliti facendo, ove possibile la raccolta differenziata; una volta raccolti i rifiuti, l’utente si reca al punto drop off più vicino segnalato nella sezione “sede operativa” (la discarica, il comune, un’azienda partner).
A seconda del peso in kg e al livello di differenziazione, verrà assegnato un codice per accedere dall’app a buoni sconto o coupon (questa procedura può avvenire tramite macchinette automatiche). Gli incentivi saranno spendibili nelle aziende partner o in qualsiasi iniziativa che rispetti i criteri appurati dagli stakeholders.
L’originalità del progetto sta nella collaborazione comune-cittadino, azienda-consumatore. Questo contribuirà a dare un senso di fiducia e collettività, inoltre tramite l’applicazione sarà possibile promuovere prodotti ed eventi.
NUTRISCAN AI (Francesco Paolo Damiano)
L’Italia è leader in Europa per il consumo di integratori e per questo mercato è prevista una crescita dell’9% annuale, con un mercato globale che oggi vale circa 160 miliardi di dollari. Secondo alcune stime raggiungerà, in Italia, la cifra di 17 miliardi di dollari nel 2030, sotto la spinta dell’aumento della popolazione anziana; ad oggi il 70% delle persone che acquista questi prodotti lo fa su iniziativa personale, presso farmacie e parafarmacie, senza una valutazione accurata.
Questo crea da un lato un mismatch tra reale fabbisogno e supporto di sostanze indispensabili al corretto funzionamento dell’organismo e, dall’altro, un ritardo tra approvvigionamento e offerta di prodotti da parte delle aziende.
L’obiettivo del progetto è quello di sviluppare un’applicazione che, tramite riconoscimento di immagini di alimenti e analisi degli stessi attraverso l’intelligenza artificiale, tenga traccia dell’introito di macro e micronutrienti ingeriti dall’individuo e consigli eventuali prodotti agroalimentari della filiera locale, fino a integratori specifici per prevenire eventuali carenze o alterazioni potenzialmente dannose del microbiota intestinale.
Quest’ultimo, “hot topic” in medicina, è infatti pesantemente influenzato dal tipo di alimentazione e le sue alterazioni sono correlate allo sviluppo di patologie croniche. L’utente avrebbe un’analisi sartoriale della sua condizione, basata su quello che assume quotidianamente, e potrebbe verificare personalmente gli obiettivi raggiunti. Le aziende produttrici di integratori/probiotici e le aziende agroalimentari avrebbero una stima migliore e più rapida di quelli che sono i fabbisogni reali dei potenziali clienti così da poter organizzare più efficacemente la tipologia e la composizione dei prodotti.
RIGENERAZIONE EDIFICI (Mattia Pilon)
Partendo dalle oltre 750mila le strutture immobiliari in condizione di abbandono, 6mila chilometri di ferrovie inutilizzate e circa 1.700 stazioni, oltre all’elevato numero di strutture pubbliche di grandi metrature, come ospedali, caserme e sanatori non più utilizzati, l’idea progettuale è quella di riconvertire queste strutture per renderle funzionali a livello abitativo e produttivo. L’area di maggiore interesse riguarderebbe quindi i centri urbani e le relative periferie.
Il progetto si focalizzerebbe soprattutto nel creare spazi di co-living tra giovani under 35 in modo da facilitare la contaminazione e lo sviluppo di idee innovative tenendo conto anche delle normali soluzioni abitative per il resto della popolazione. Il progetto sarebbe anche un’opportunità per creare spazi innovati per start-up, quali talent garden o coworking o per creare spazi di lavoro per imprese operanti nel mondo dei servizi.
Questa soluzione trova spazio nel mercato in quanto permetterebbe di accedere a zone centrali o comunque situate in zone limitrofe alle città, con tutti i vantaggi strategici del caso. L’obiettivo è quello di creare un forte legame con le istituzioni tramite il quale incentivare e facilitare la buona riuscita del progetto stesso. Per questa ragione saranno necessarie anche conoscenza in ambito legale.
THE ROBOTIC FILM CREW (Stefano Polese)
Online si possono trovare molti contenuti di divulgazione di alto valore prodotti da creators non professionali, ad esempio da chi fa divulgazione scientifica o giornalismo di inchiesta. Spesso però non hanno competenze cinematografiche o budget adeguati per potersi permettere una qualità audio-video come i creatori di contenuti più famosi, o le produzioni professionali e gli studi televisivi. Alzare la qualità dei loro contenuti significherebbe rendere maggiormente fruibili le loro informazioni e migliorare la loro divulgazione.
Il progetto si pone l’obiettivo di sviluppare un supporto robotico per camera o smartphone manovrabile interamente da un IA per riprese semi-professionali. Il dispositivo dovrà permettere movimenti di macchina tali da sostituirsi per quanto possibile ad un operatore umano su dolly che possa muoversi anche in altezza: gestire il focus, la posizione della camera nello spazio e in secondo luogo se possibile anche al posizionamento e intensità delle luci, dei microfoni e del montaggio.
Il tutto manovrato da una intelligenza artificiale, che comprendendo il contesto e il soggetto possa, secondo le esigenze, gestire interamente ed autonomamente la fotografia fornendo movimenti di macchina che emulano i film e i videoclip professionali.
DIMOSTRATORI TECH IN ORBITA (Enzo Samuele)
Il progetto ha come obiettivo quello di sviluppare sistemi spaziali che possano fornire supporto per testare tecnologie in orbita riducendo costi di esercizio e risorse necessarie nonché migliorare la sostenibilità delle attività umane in orbita terrestre.
Tali sistemi si basano su piattaforme CubeSat note nell’ambito della Space Economy per la loro velocità di sviluppo, i bassi costi e la loro modularità. Inoltre, i sistemi proposti sono riutilizzabili e in grado di ospitare diversi dimostratori tecnologici ed esperimenti (payload) tramite interfacce standard che consentono la connessione e l’operazione dei payload.
Il progetto consente di rispondere in modo concreto al tema della sostenibilità delle attività spaziali riducendo le risorse necessarie allo sviluppo di tecnologie in orbita. Inoltre è noto che lo sviluppo di tecnologie in orbita porta spesso giovamento in altri ambiti tecnologici (downstream). D’altra parte, l’idea proposta consentirebbe ad attori non esperti di spazio di agevolare lo sviluppo di tecnologie sviluppate in altri ambiti nel contesto della Space Economy (upstream).
Fonte: Ufficio Stampa Università di Padova
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