Regione Veneto, dati economici

Autore: Patrick Müller
I dati economici del Veneto e le strategie istituzionali per favorire l’innovazione e la crescita della Regione
Secondo l’ultimo Bollettino socioeconomico del Veneto, redatto a cura dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto e pubblicato a luglio 2023, i dati di aggiornamento riportano una situazione favorevole dell’andamento economico regionale.
Sono state riviste al rialzo le stime del PIL veneto del 2022 che indicano una crescita del +4,3 per cento rispetto al 2021, più elevata rispetto all’aumento medio nazionale del +3,7 per cento. Anche per il 2023 l’incremento è stato rivisto al rialzo: +1,2 per cento in Veneto (+ 1,1 per cento in Italia).
I dati positivi derivano soprattutto dal turismo: da gennaio a maggio il numero di pernottamenti di turisti è nettamente superiore a quello dello stesso periodo del 2022 (+27,8 per cento) e del 2019 (+3,3 per cento). Altro elemento di forza che emerge dal Bollettino periodico è quello relativo all’export. Nel primo trimestre 2023 è continuato il trend positivo registrato lo scorso anno.
Il fatturato estero realizzato dagli operatori presenti in Veneto chiude il primo trimestre dell’anno con una crescita del 9 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2022, poco al di sotto del livello nazionale (+9,8 per cento). A trainare l’export regionale sono i settori delle apparecchiature meccaniche, delle produzioni agroalimentari e del comparto moda.
Le performance risultano positive anche per tutti gli altri macrosettori del cosiddetto “made in Veneto”. Tra i mercati di destinazione, si segnala il sensibile aumento delle vendite verso Germania, Francia e Turchia; positivi anche i risultati ottenuti negli USA e in Spagna.
Per quanto riguarda i numeri riferiti ad aspetti sociodemografici, nel 2022, in Veneto il 14,8 per cento della popolazione è risultata a rischio di povertà o esclusione sociale contro la media nazionale che si attesta sul 24,4 per cento, inferiore anche alla media europea (21,6 per cento).
Grazie alla ripresa economica e dell’occupazione, diminuisce la povertà, dopo l’aumento registrato nel biennio precedente a causa degli effetti della pandemia, che aveva vanificato i miglioramenti che si erano ottenuti tra il 2015 e il 2019.
Sul fronte del mercato del lavoro, i primi tre mesi di quest’anno hanno continuato la linea di ripresa delineata lo scorso anno con l’occupazione in crescita e il conseguente calo dei disoccupati. Rispetto al primo trimestre 2022, nei primi tre mesi del 2023 gli occupati veneti aumentano del 3,6 per cento, soprattutto grazie alle assunzioni di donne che cresce del 4,3 per cento (in Italia l’incremento è al 2,3 per cento).
Il tasso di occupazione in un anno è salito al 70,1 per cento rispetto al 67,3 per cento del primo trimestre 2022. Contemporaneamente, si registra anche una diminuzione del numero di persone in cerca di occupazione e il tasso di disoccupazione veneto passa dal 5,1 per cento dei primi mesi dell’anno 2022 al 4,6 per cento nel primo trimestre 2023 (8,5 per cento la media italiana).
La situazione nel mercato del lavoro dei giovani è tra le più favorevoli in Italia. In Veneto i livelli di disoccupazione sono piuttosto contenuti (7,2 per cento rispetto al 14,4 per cento del valore nazionale) e positivi sono i livelli di occupazione giovanile (53,5 per cento rispetto al 43,7 per cento dell’Italia).
La quota di Neet (15-29enni che non studiano, non lavorano e non cercano occupazione) in Veneto nel 2022 è in calo rispetto all’anno precedente, fra le più basse fra le regioni italiane (12,4 per cento nel 2019, 13,9 per cento nel 2021 e 13,1 per cento nel 2022).
Uno dei motori dell’economia veneta sono le start up innovative, sulle quali l’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto, su dati 2022-2023 UnionCamere-Infocamere, Istat e Ministero del Lavoro, ha elaborato un rapporto.
Il Veneto si mantiene nella TOP-5 delle regioni italiane con il maggior numero di realtà ad alto contenuto tecnologico: nel primo trimestre 2023, risultano registrate e attive 928 start up innovative, seppur in calo di 153 unità rispetto al 1° trimestre 2022, quando erano 1.081.
Contrazione osservata anche a livello nazionale: nel primo scorcio di quest’anno operano 14.029 aziende, in diminuzione di 333 unità rispetto allo stesso periodo del 2022. La Lombardia rimane la regione in cui è localizzato il maggior numero di start up innovative: 3.750. Seguono il Lazio (1.832), la Campania con 1.398, l’Emilia-Romagna (1.041).
Per quanto riguarda la distribuzione nazionale per settori di attività, il 76,7 per cento delle start up innovative fornisce servizi alle imprese come la produzione di software e consulenza informatica, per il 40,2 per cento, l’attività di Ricerca e Sviluppo per il 14,1 per cento, l’attività dei servizi d’informazione per 8,5 per cento.
Il 15,1 per cento opera nel manifatturiero: su tutti la fabbricazione di macchinari al 2,8 per cento e la fabbricazione di computer e prodotti elettronici e ottici al 2,2 per cento. Infine, il 3,1 per cento opera nel commercio.
A sollecitare quotidianamente la crescita dell’economia regionale c’è Veneto Innovazione, la società regionale per l’innovazione e la promozione del sistema economico: essa promuove iniziative per lo sviluppo dell’innovazione raccogliendo e coordinando le risorse scientifiche, organizzative e finanziarie esistenti o confluenti nel Veneto.
Una peculiarità del sistema economico veneto sono le sue 21 Reti Innovative Regionali (R.I.R): in sinergia con i Distretti Industriali, l’evoluzione economica ha portato alla nascita di forme di rete d’imprese che, per la loro natura e i loro obiettivi, non sono ancorate a uno specifico territorio.
Per Rete Innovativa Regionale si intende, infatti, un’aggregazione tra imprese e soggetti pubblici e privati, presenti in ambito regionale, ma non necessariamente territorialmente contigui, che operano in ambiti innovativi di qualsiasi settore e sono in grado di sviluppare un insieme di iniziative e progetti rilevanti per l’economia regionale, non necessariamente limitati a un ambito produttivo specifico ma aperti alla multisettorialità.
Ogni R.I.R. si colloca in uno dei sei ambiti di specializzazione individuati dalla Strategia di Specializzazione Intelligente, lo strumento che dal 2014 le Regioni e i Paesi membri dell’Unione Europea devono adottare per individuare obiettivi, priorità, azioni in grado di massimizzare gli effetti degli investimenti in ricerca e innovazione, puntando a concentrare le risorse sugli ambiti di specializzazione caratteristici di ogni territorio.
Essa richiede che tutti gli attori del territorio collaborino per la definizione di obiettivi di sviluppo territoriale che forniscano risposte concrete alle sfide attuali, in linea con gli obiettivi proposti dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il Green Deal europeo, il Piano per la ripresa dell’Europa (Next Generation Eu) e le correlate iniziative nazionali (PNRR) e regionali (il Veneto verso il 2030, Veneto Sostenibile, ecc.).
La Strategia di specializzazione Intelligente (S3) della Regione del Veneto 2021-2027, approvata dalla Giunta Regionale in data 29 aprile 2022, comprende 6 ambiti di specializzazione ovvero: Smart Agrifood; Smart Manufacturing; Smart Living & Energy; Smart Health; Cultura e Creatività; Destinazione Intelligente.
Inoltre, sono state introdotte due Missioni Strategiche volte a valorizzare quella che è la vision della Regione nell’orizzonte di medio-lungo periodo: Bioeconomy (biotecnologie; bioenergie; idrogeno) e Space economy (intelligenza artificiale; tecnologie quantistiche; tecnologie spaziali).
Infine, sono stati previsti quattro driver trasversali che integrano gli effetti generati da ciascuna traiettoria specifica e che rappresentano, per la traiettoria che li ricomprende, un fattore di premialità nella misura in cui questa sia in grado di attivare trasversalmente più obiettivi riferiti a differenti ambiti di specializzazione.
Tali driver riguarderanno: trasformazione digitale (transizione digitale, interconnessione tra filiere); transizione verde e circolare (economia circolare, ambiente, società e mobilità); capitale umano (formazione e competenze, mettere la persona al centro); servizi per l’innovazione e nuovi modelli di business (ricerca, comunicazione, organizzazione, MKT, consulenza finanziaria, distribuzione intelligente, etc.)
L’idea è quella di dare alla nuova S3 quei caratteri di flessibilità e operatività necessari a interpretare una realtà estremamente mutevole e in continuo divenire e, al tempo stesso, renderla maggiormente coerente con gli orientamenti del PNRR e delle altre policies nazionali e comunitarie.
Allo scopo di comunicare la strategia di specializzazione del Veneto 2021-2027, lo scorso 19 giugno è stata illustrata la campagna di comunicazione InnovatiVE.
Nel corso della presentazione, l’assessore allo sviluppo economico della Regione del Veneto, Roberto Marcato, ha affermato: «InnovatiVE non è solo un logo e un portale per raccontare o comunicare qualcosa, ma vuole essere un elemento di condivisione fra i vari attori dell’economia del nostro territorio regionale: Regione, impresa, università, centri di ricerca, istituzioni, società civile.
Tutti insieme per vincere la sfida del futuro e per fare della ricerca e dell’innovazione i punti di forza con cui immaginare un futuro capace di renderci anti-fragili, in grado di rispondere alle eventuali prossime crisi internazionali e che sia al contempo davvero sostenibile».
Dei 730 milioni di euro a disposizione del Veneto derivanti dai diversi fondi della programmazione comunitaria 2021-27, che concorrono, direttamente o indirettamente, alla realizzazione della Strategia InnovatiVE, ben 185 milioni di euro sono di destinazione esclusiva all’ambito della ricerca e innovazione.
Per l’assessore Marcato si tratta di «una scelta netta per rafforzare il nostro modello di innovazione che è un modello partecipato, basato sull’ascolto delle esigenze del territorio e di tutti gli interlocutori che ne fanno parte: imprese, università, istituzioni e cittadinanza.
Il nostro metodo consiste nel conoscere le necessità e le peculiarità del nostro territorio, decidere e mettere tutto a sistema. Siamo convinti che è necessario mantenere e rinvigorire il nostro modello di crescita, puntando a un’economia forte e, ribadisco, finalmente sostenibile anche a livello etico».

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